NUOTO....altri sport d'acqua, stili,giochi,quello che si può fare in acqua..

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fiordiloto_1969
view post Posted on 26/4/2011, 10:22     +1   -1




NUOTO..




Il nuoto (inglese: swimming) è per definizione, l'esercizio che permette il galleggiamento del proprio corpo e la progressione nell'acqua, oltre ad essere uno sport olimpico e un'attività ricreativa. La storia del nuoto trova le sue origini fin dalla preistoria, oltre 7000 anni fa, come testimonia il rinvenimento di pitture rupestri rappresentati uomini nell'atto del nuoto risalenti all'Età della pietra. Sport acquatico dalla storia ultra millenaria, viene inserito nel programma olimpico fin dai Giochi della I Olimpiade.

Considerato uno sport completo e salutare che distribuisce il movimento omogeneamente su tutto il corpo, favorisce la salute, la longevità ed il benessere fisico e psicologico. Esso spesso comporta benefici estetici e fisici: solitamente si ottiene un aumento della massa magra ed una riduzione di quella grassa, lo sviluppo dell'impalcatura ossea e l'espansione della gabbia toracica, la correzione delle eventuali deviazioni della colonna vertebrale, il miglioramento della coordinazione motoria e respiratoria e la riduzione della spasticità.

Storia

Le prime testimonianze di una disciplina antenata del nuoto risalgono al periodo preistorico. Nella Caverna dei nuotatori, sull'altopiano del Gilf Kebir, sono state rinvenute delle pitture rupestri rappresentanti uomini eseguire movimenti simili a quelli degli attuali stili del nuoto. Tra le ipotesi prese in considerazione, però, c'è anche quella che gli uomini rappresentati eseguano movimenti di un rituale estraneo alla attività natatoria.[3]

Un sigillo di argilla egiziano datato tra il 4000 a.C. e 9000 a.C. mostra quattro nuotatori durante quella che si ritiene sia una variante del crawl.

Le notizie scritte risalgono fino al II millennio a.C., e comprendono il Gilgamesh, l'Iliade, l'Odissea, la Bibbia (Ezechiele 47:5, Atti 27:42, Isaia 25:11), Beowulf, e altre saghe. Nel 1538 Nicolas Wynman, un professore di lingue tedesco, scrisse il primo libro sul nuoto: "Colymbetes".
Il nuoto competitivo in Europa iniziò attorno al 1800, principalmente con il dorso. Il crawl venne introdotto nel 1873 da John Arthur Trudgen, che lo copiò dallo stile degli amerindi. Il nuoto era già nel programma delle prime olimpiadi moderne, quelle di Atene 1896. Nel 1902 il crawl venne migliorato da Richard Cavill.
Nel 1908, venne fondata la Fédération Internationale de Natation Amateur (FINA).
La farfalla era inizialmente una variante della rana, e venne accettata come stile distinto nel 1952.
Il primo italiano a scendere sotto la barriera di 1' nei 100m stile libero fu Carlo Pedersoli, meglio noto come Bud Spencer: più precisamente con il tempo 59.50 nel lontano 1950, a Salsomaggiore in vasca da 25 m. Cesar Cielo Filho è attualmente (2009) il campione del mondo dei 100m stile libero, la più rinomata specialità del nuoto.


Scopi del nuoto

Il nuoto, e gli sport acquatici ad esso correlati, vengono praticati per diversi scopi. Spesso questi scopi si sovrappongono e un nuotatore amatoriale, ad esempio, può nuotare anche per motivi di salute e benessere fisico.

Svago


Il motivo più comune per nuotare è probabilmente lo svago. Molti stili di nuoto sono adatti a questo scopo. La maggior parte dei nuotatori e delle nuotatrici per svago preferisce uno stile che gli consenta di tenere la testa fuori dall'acqua (ad esempio: dorso o cagnolino).Invece altre persone si svagano meglio facendo stile libero,perché è lo stile più semplice da un punto di vista fisico,ed è anche molto facile praticarlo.

La piscina è un luogo popolare per il nuoto a livello ricreativo, così come il mare, il lago, il fiume e talvolta i canali.

In quasi tutte le piscine vengono organizzati corsi di nuoto a cui possono partecipare sia le persone che hanno una buona tecnica, sia le persone che la vogliono migliorare e persino chi ha paura dell'acqua. Anche i neonati possono andare in acqua nei loro primi 6 mesi.

Soccorso

Il nuoto viene usato anche per soccorso e per evitare affogamenti. Molto spesso si tratta di autosoccorso, quando una persona, che è caduta involontariamente in acqua, nuota per restare a galla e per raggiungere la riva.

In aggiunta il nuoto viene usato per soccorrere altri nuotatori in difficoltà. Esistono diversi stili di nuoto adatti a questo scopo. Tali tecniche sono studiate ad esempio dagli Assistenti bagnanti, o da membri della Guardia costiera. La prima nozione da tener presente è che non si deve mai perdere il contatto visivo con la persona in difficoltà, e quindi le nuotate vanno eseguite con la testa fuori dall'acqua. Dopo aver avvicinato la persona in difficoltà, per trarla in salvo si possono usare varie tecniche. Come regola generale, possiamo dire che durante l'azione di salvataggio è necessario tenere ben salda e fuori dall'acqua la testa del bagnante, per evitare che beva e si creino situazioni di panico. Il soccorso in acqua, dapprima praticato solo per recare aiuto a nuotatori in difficoltà, è oggi diventato un vero e proprio sport detto nuoto per salvamento. Le competizioni di salvamento prevedono gare in acqua effettuate trasportando manichini, immergendosi in acqua sotto degli ostacoli per simulare il soccorso di persone già mezze affondate o simili.

Esercizio fisico

Il nuoto è una buona forma di esercizio. Poiché la densità del corpo umano è all'incirca simile a quella dell'acqua, il corpo viene sostenuto da questa e quindi meno stress viene posto su giunture e ossa. Inoltre, la resistenza al movimento dipende pesantemente dalla velocità del movimento, permettendo una calibrazione degli esercizi in base alle capacità di ciascuno. Per questo, il nuoto viene frequentemente usato come esercizio nella riabilitazione a seguito di incidenti o per i disabili.Il nuoto non solo viene usato per riabiliazione o per mantenere in forma fisica il corpo,ma anche per scaricare lo stres fisico e mentale nei movimenti del nuoto.

Altro

Diverse persone praticano il nuoto come parte del proprio lavoro. Ad esempio i pescatori di perle o di molluschi, nuotano e si tuffano per ottenere un guadagno economico.

Il nuoto viene anche praticato per il progresso scientifico. Naturalmente, il nuoto viene studiato per migliorare le prestazioni dei nuotatori agonistici. Ma nuoto e tuffi vengono spesso usati nella biologia marina per osservare piante e animali nel loro habitat naturale. Altre scienze possono impiegare il nuoto. Konrad Lorenz ad esempio nuotava con le oche come parte dei suoi studi sul comportamento animale.

Spesso il nuoto viene usato semplicemente come mezzo per spostarsi da un luogo all'altro. Oggigiorno ponti e traghetti vengono usati nella stragrande maggioranza dei casi, ma esistono occasioni in cui si nuota, ad esempio per attraversare fiumi o accedere a isole. Dei carichi possono essere trasportati dal nuotatore o spinti tenendoli su appositi apparati galleggianti. Le truppe militari utilizzano il nuoto per attraversare corsi d'acqua.

Il nuoto ha utilizzi militari che vanno oltre l'attraversamento di corsi d'acqua. Un nuotatore, in acqua o sott'acqua, può essere difficile da individuare, specialmente di notte. Questo tipo di operazioni vengono svolte di solito da corpi speciali, come ad esempio gli Arditi Incursori italiani o i Navy SEALS americani. Il nuoto viene utilizzato per avvicinarsi a una postazione, raccogliere informazioni, per sabotaggio o combattimento, e per lasciare una posizione. Questo può comportare il venire paracadutati in acqua o il lasciare un sottomarino in immersione attraverso una boccaporto o dai tubi dei siluri. Equipaggiamenti e tecniche speciali vengono impiegate per ingaggiare ostilità in e sott'acqua.

Fisiologia del nuoto

Il nuoto esercita quasi tutti i muscoli del corpo. Tipicamente, le braccia e il tronco sono sollecitati più delle gambe, poiché la maggior parte del movimento in avanti viene generata dalle braccia. Nel nuoto agonistico, un'eccessiva muscolatura delle gambe può essere vista come uno svantaggio, in quanto esse consumano più ossigeno, che potrebbe essere necessario ai muscoli delle braccia. Comunque, questo dipende molto dallo stile. Mentre la rana genera circa il 50% del movimento con le gambe,lo stile libero propelle il corpo principalmente con le braccia.

Nuotare è un esercizio aerobico, a causa dei tempi di esercizio relativamente lunghi che richiedono un costante apporto di ossigeno ai muscoli, con l'eccezione degli sprint brevi, dove i muscoli lavorano in maniera anaerobica. Come per molti altri esercizi aerobici, si ritiene che il nuoto riduca gli effetti dannosi dello stress. Mentre gli esercizi aerobici tipicamente bruciano grassi ed aiutano a perdere peso, questo effetto è limitato nel nuoto, anche se stando nell'acqua fredda si bruciano più calorie per mantenere la temperatura corporea. Il motivo per cui nuotare non riduce significativamente il peso è ancora poco compreso, ma sembra legato alla migliore conduzione del calore dell'acqua. Si ipotizzano diverse ragioni.

* Prima: l'acqua raffredda il corpo più rapidamente dell'aria, e molti ricercatori credono che di conseguenza il corpo tenda a mantenere uno strato di grasso sotto la pelle come isolante.
* Seconda: si ritiene che l'appetito diminuisca con il salire della temperatura corporea, come ad esempio durante l'esercizio fisico. Comunque, durante il nuoto il corpo viene raffreddato quasi istantaneamente, poiché la temperatura dell'acqua circostante è di solito più bassa di quella del corpo. Alcuni ricercatori ritengono che questo possa aumentare l'appetito. Questa assunzione non è stata ancora provata dalle ricerche.
* Terzo: alcuni ricercatori credono inoltre che il metabolismo del corpo aumenti a temperature corporee più alte, bruciando più calorie. Ancora una volta, durante il nuoto, il corpo viene raffreddato dall'acqua circostante, riducendo il metabolismo, e conseguentemente il numero di calorie bruciate. Anche questa assunzione non è stata ancora provata dalle ricerche.

Nuoto e salute

Il nuoto è considerato uno sport a basso rischio di infortuni; la maggior parte degli incidenti letali in ambiente acquatico, di fatto, riguardano persone incapaci di nuotare[senza fonte]. Cionondimeno, è raccomandabile nuotare in aree sorvegliate da bagnini e di prestare attenzione alle condizioni dell'acqua.

Di seguito vengono elencati i rischi in ordine decrescente di pericolosità.

* Affogamento; può causare lesioni o morte.
o Affogamento a causa di avverse condizioni dell'acqua che possono costringere il corpo sott'acqua o forzare l'immissione di acqua nel corpo.
o Affogamento dovuto a galleggiamento negativo, ad esempio causato dall'essere attaccati a corpi più pesanti dell'acqua, (l'essere intrappolati in un corpo più pesante dell'acqua, come una barca che affonda).
o Affogamento dovuto a influenze esterne, come ad esempio venire spinti sott'acqua da un'altra persona, accidentalmente o intenzionalmente.
o Affogamento causato dall'incapacità di nuotare, per esaurimento delle forze o mancanza di conoscenza o una combinazione delle due. A parte altri rischi per la salute elencati di seguito, questo può essere causato da effetti non correlati al nuoto, come per esempio un infarto.
* Rischi dovuti agli effetti dell'acqua sul corpo umano.
o Affogamento secondario, nel quale l'acqua salata inalata dopo un quasi affogamento, inizia a creare una schiuma nei polmoni che limita la respirazione.
o Lo shock termico dopo essere saltati in acqua può causare un arresto cardiaco.
o Passare del tempo in acqua fa raggrinzire la pelle delle dita, del palmo delle mani e della pianta dei piedi. Questo effetto sparisce rapidamente senza conseguenze negative.
o Le ferite si rimarginano più lentamente se vengono bagnate.
* Rischi correlati a sostanze chimiche disciolte in acqua.
o Nelle piscine il cloro può far bruciare gli occhi. Il bruciore può smettere subito dopo aver lasciato l'acqua. In casi di persone più sensibili il bruciore può protrarsi anche per una o due ore. Effetti di visione offuscata, opalescenze e arcobaleni intorno alle sorgenti luminose sono riconducibili sempre al cloro. Altre tecniche di disinfezione, che usano, ad esempio, l'ozono, evitano questo effetto.
o Respirare piccole quantità di cloro dalla superficie dell'acqua, ripetutamente e per lunghi periodi di tempo, come accade ai nuotatori agonisti, può avere effetti avversi sui polmoni. Non si tratta di sintomi preoccupanti, ma per lo più temporanei, il più diffuso è una tosse secca e insistente che può durare fino a 20-30 min, a volte anche dei lievi giramenti di testa.
o Il cloro ha anche un effetto cosmetico negativo sui capelli, dopo lunghe e ripetute esposizioni.
* Rischi dovuti a batteri, funghi e virus presenti nell'acqua. L'acqua è un ambiente eccellente per molti batteri che possono affliggere gli esseri umani. I rischi e la severità dell'infezione variano con la qualità dell'acqua. Tuttavia al giorno d'oggi le tecniche di disinfezione sono largamente diffuse. Una selezione delle infezioni più comuni correlate al nuoto sono:
o Nuotare o farsi la doccia può causare il piede dell'atleta. Il modo più semplice di evitarlo e di asciugare rapidamente la pelle tra le dita dei piedi dopo aver nuotato.
o Il nuoto può causare infezioni alle orecchie e al canale uditivo (Otitis externa).
o Casi di malattia del legionario sono stati trasmessi a causa di docce mal sterilizzate. Gli impianti sportivi di qualità riscaldano l'acqua delle docce a 60 °C durante i periodi di chiusura per disinfettare le tubature.
o Non esistono casi noti di trasmissione dell'AIDS tramite l'acqua, né casi di gravidanza provocata da sperma trasportato dall'acqua.
* Rischi dovuti all'attività fisica in acqua, specifici del nuoto.
o I nuotatori agonistici possono avere dei danni alla salute causati dal sovrautilizzo. I farfallisti ad esempio possono sviluppare dolori alla schiena dopo lunghi anni di allenamenti, i ranisti possono avere dolori alle ginocchia, mentre dorsisti e liberisti possono sviluppare dolori alle spalle.
o Chi nuota da molto tempo può sviluppare delle escrescenze anormali nel canale uditivo, a causa dell'ingresso dell'acqua nelle orecchie.
o Il blackout da acqua poco profonda è una condizione in cui trattenere il respiro causa una improvvisa perdita di conoscenza causata dalla mancanza di ossigeno (asfissia).
o La spossatezza causata da lunghe nuotate o una cattiva condizione fisica possono causare l'annegamento.
* Rischi dovuti alle condizioni dell'acqua e del tempo atmosferico.
o Nuotando all'aperto si può essere colpiti da un fulmine durante un temporale. I fulmini solitamente colpiscono il punto più elevato di una data area, come può essere la testa di un nuotatore che emerge dalla superficie dell'acqua.
o Un forte vento può produrre delle onde che possono spingere il nuotatore lontano dalla riva.
o L'ipotermia dovuta all'acqua fredda può portare rapidamente alla spossatezza o alla perdita di conoscenza, a seconda della temperatura dell'acqua e alle condizioni fisiche.
o La corrente, le maree, vortici e mulinelli, possono provocare spossatezza, allontanare il nuotatore da una zona sicura o trascinarlo sott'acqua.
o A causa della riflessione sull'acqua, l'effetto della luce solare sulla pelle è più forte che sulla terra, e può provocare scottature. Inoltre, quando si nuota si espone al sole gran parte del corpo, specialmente zone che normalmente restano coperte (attorno ai bordi del costume) o in ombra (come dietro alle ginocchia). A lungo termine questo può incrementare i rischi di cancro alla pelle.
* Rischi dovuti a oggetti presenti in acqua.
o Una collisione con un altro nuotatore, o altri oggetti, come il bordo della piscina, uno scoglio, un'imbarcazione (specialmente le eliche del motore), possono produrre ferite più o meno gravi. Queste sono possibili anche quando si colpiscono oggetti mentre ci si tuffa in acqua o camminando sopra oggetti taglienti presenti sul fondo (ad esempio vetri rotti).
o forme di vita marina pericolose possono attaccare l'uomo per autodifesa o per scopi predatori, spesso usando un veleno.
+ Creature marine che pungono come meduse e alcuni coralli.
+ Creature marine che trafiggono, come il riccio di mare o le tracine.
+ Creature marine che mordono: squali e altri pesci, serpenti, o aragoste e granchi.


Tecniche

Il corpo umano, essendo composto in gran parte d'acqua, possiede all'incirca la stessa densità. Quindi, rimanere a galla richiede solo la spinta verso il basso di una piccola quantità d'acqua, rispetto alla massa complessiva del corpo, e il moto trasversale solo una leggera spinta dell'acqua in direzione opposta alla direzione del moto, a causa di una generalmente bassa resistenza idrodinamica.

Tutti gli stili si compongono per la bracciata di due fasi alterne: la fase attiva e la fase passiva. La fase attiva dà propulsione, solitamente usando le mani come se fossero delle pale e sbattendo le gambe in modo da spingere l'acqua lontano dal corpo; la fase passiva serve a recuperare gli arti. La fase attiva si divide a sua volta in tre fasi:

* L'appoggio o presa, dal momento in cui la mano entra in acqua fino a quando entra nella fase successiva;
* La trazione, ovvero la fase in cui la forza esercitata dal nuotatore è prevalentemente orientata parallelamente al suo corpo;
* La spinta, ossia la fase in cui si lascia indietro la massa d'acqua. La rana fa eccezione a questa suddivisione, in quanto è l'unico stile che non presenta la fase di spinta.

Nella nuotata eseguita dagli agonisti, cosiddetta "nuotata tecnica", tali fasi sono ben individuabili, in quanto in trazione avviene una flessione del braccio per orientare la forza parallelamente al corpo, mentre in fase di spinta il braccio viene ridisteso completamente. Ottenere la massima efficacia propulsiva richiede un notevole impegno muscolare e sviluppate capacità coordinative. L'impiego delle tecniche agonistiche da parte dei principianti risulta pertanto controproducente: il più delle volte si manifesta una diminuzione dell'ampiezza della bracciata (minor propulsione), scoordinazione e movimenti inefficaci. Inoltre la forza richiesta dai gesti tecnici la rende inappropriata quando l'apparato locomotore è in via di sviluppo (ad esempio per i bambini).

Per ovviare a queste problematiche si insegna ai principianti una nuotata elementare che consente di nuotare in modo efficace pur non massimizzando le masse d'acqua spostate.

Qualunque genere di allenamento tuttavia può tramutare un nuotatore lento o normale in uno moderatamente veloce; inoltre, poiché la velocità si tramuta direttamente in distanza, le stesse tecniche che migliorano la velocità possono essere di aiuto per percorrere una distanza maggiore a parità di sforzo. In particolare:

* il torso e le gambe devono essere tenute il più possibile parallele alla superficie dell'acqua. Gambe afflosciate e torso inclinato possono aumentare notevolmente la resistenza dell'acqua.
* è bene cercare di avere sempre un braccio steso in avanti, oltre la testa, e cercare di estenderlo il più possibile. Questo accorgimento incrementa la lunghezza media alla linea di galleggiamento e, in sostanza, fa aumentare la velocità. Questo è un effetto da tempo sfruttato dai progettisti di barche, nonché utilizzato inconsciamente dai nuotatori naturalmente dotati.
* è bene cercare di massimizzare il tempo passato sul fianco, poiché il torso è più stretto tra petto e schiena che tra i due lati. Questo accorgimento riduce la sezione frontale e, di conseguenza, la resistenza dell'acqua; inoltre incrementa il rapporto tra lunghezza e larghezza sulla linea di galleggiamento. Simili miglioramenti sono possibili orientando in modo corretto la parte più stretta di testa, braccia e gambe nell'acqua. Il dorso è comunque la parte più importante.
* il movimento in avanti di mani, braccia e gambe, deve avvenire il più possibile fuori dall'acqua, mentre quando sono in acqua devono essere orientate nel miglior modo possibile. Questo perché gli arti devono muoversi ad una velocità due volte superiore a quella del nuotatore e, in acqua, generano una resistenza otto volte superiore a quella della sezione frontale del torso (la resistenza incrementa con il quadrato della velocità).

La "presa" base dell'acqua non è critica come gli accorgimenti innanzi descritti, nemmeno lontanamente. La gran parte dei nuotatori "afferra" l'acqua con la mano piatta, o con le dita leggermente divaricate, e la spinge dolcemente sotto il proprio corpo.

Si noti che nessuna delle tecniche sopra citate richiede un aumento della forza fisica. Con un allenamento sulla forza, le mani e i piedi possono essere estesi maggiormente in acqua, guadagnando più velocità. Per i principianti, una maggiore forza porta solo a piccoli miglioramenti se le strategie riportate (minimizzare la resistenza ed allungare la linea di galleggiamento) non sono attuate.

Fondamentali

Virata

Il cambio di direzione che l'atleta deve eseguire una volta terminata la vasca prende il nome di Virata. Essa prevede in ogni caso, con differenti modalità a seconda dello stile nuotato, che l'atleta tocchi il muro, pena la squalifica, cosa che avviene anche se, durante le fasi della virata, l'atleta si appoggia e si sostiene a frangiflutti o direttamente al bordo della vasca.

La virata stile-stile prevede un contatto con il muro con qualsiasi parte del corpo; solitamente, essa è effettuata sfruttando l’ultima bracciata per la spinta verso il basso per eseguire una sorta di capriola che termina quando i piedi sono rivolti verso il muro; la rotazione del busto per ritornare in posizione "prona" può avvenire sia durante l'esecuzione della capriola, sia durante la fase di spinta.

La virata dorso-dorso prevede anch'essa semplicemente un contatto con il muro con qualsiasi parte del corpo. È consentito, prima della virata, l'esecuzione di una bracciata a stile: il nuotatore si deve girare sulla pancia una bracciata prima della fine della vasca per poter effettuare il cambio di direzione. L'innovazione però è recente, in precedenza si usava toccare il bordo con una mano rimanendo sul dorso e effettuare una "capriola all'indietro", ruotando poi il busto quando i piedi erano ancora a contatto con il muro per ritornare in posizione supina.

Per quanto riguarda la virata dorso-rana si finisce la vasca a dorso e si tocca obbligatoriamente il bordo con una mano; una volta toccato il muro ci si gira semplicemente dalla posizione supina a quella prona; una variante della suddetta virata contempla la capriola all'indietro, affine alla vecchia virata a dorso: dopo aver toccato il bordo con una mano si effettua una capriola all’indietro che termina con una spinta dal bordo quando i piedi sono accostati al muro, questo per facilitare la parte subacquea (nella rana il primo movimento, ovvero bracciata, gambata e scivolamento, può essere effettuato completamente sott’acqua).

Le virate rana-rana, rana-stile, e delfino-delfino, delfino-dorso, sono meno complesse, o meglio, differenti. In esse vale il "tocco e riparto" ovvero si tocca obbligatoriamente il bordo in modo simultaneo con entrambe le mani e si riparte nello stile prefissato.


Edited by fiordiloto_1969 - 27/4/2011, 15:37
 
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fiordiloto_1969
view post Posted on 27/4/2011, 14:41     +1   -1




STILE DELFINO





Il delfino (inglese: butterfly) è uno dei quattro stili ufficiali del nuoto. Considerato da molti lo stile più spettacolare, ma allo stesso tempo il più faticoso, richiede un notevole sforzo fisico e una perfetta coordinazione.[8] Lo stile deve il suo nome al tipico movimento ondulatorio delle gambe che ricorda i movimenti della nuotata dei delfini. Il delfino fa la sua prima comparsa nel 1927, quando il nuotatore e pallanuotista tedesco Erich Rademacher nuota una gara a rana portando le braccia fuori dall'acqua.[9] Sette anni più tardi, nel 1933, Henry Myers riprese lo stile utilizzato da Rademacher nuotando una gara a rana con le braccia fuori dall'acqua e l'anno successivo David Ambruster perfezionò la bracciata del nuovo stile che stava nascendo, dandogli il nome butterfly (farfalla).[10][11] Jack Sieg nel 1935 elabora il colpo a gambe unite, detto a coda di pesce, che però viene approvato dalla FINA solamente nel 1950. Nel 1953 viene ufficialmente riconosciuto il nuovo stile, che venne diviso dallo stile a rana e nel 1956 fa la sua prima comparsa ai Giochi olimpici.[10] Il delfino è lo stile considerato più faticoso,ma dipende anche dal fisico delle persone.Generalmente se una persona è magra non riesce a praticare molto bene il delfino,invece se una persona ha il fisico più robusto riesce a praticarlo meglio.Però le persone che nuotano in agonismo riescono quasi tutte a praticare bene questo stile anche se non hanno il fisico adatto,perché sono molto abituate dall'allenamento giornaliero.
 
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fiordiloto_1969
view post Posted on 28/4/2011, 08:43     +1   -1





STILE DORSO






La tecnica del Dorso

Tutto nella posizione

Il dorso è il solo nuoto dorsale (battuta), e questo implica due o tre piccole cose che bisogna tenere a mente prima di entrare nel dettaglio della tecnica di questo stile di nuoto:

- Il galleggiamento: l'allungamento del corpo sull'acqua è ancora più importante: ogni cedimento di una parte del corpo (in generale è la parte posteriore) destabilizza immediatamente l'insieme.

- la respirazione: è ancora più delicata: il dorso è, contrariamente a ciò che si potrebbe credere, uno degli stili dove i cicli di respirazione sono meno evidenti

- la visione: non è facile nuotare senza vedere dove si và: vi sono sicuramente degli accorgimenti e trucchi che spiegheremo.

Numerosi nuotatori non sentono una motivazione a nuotare il dorso; essi non arrivano a padroneggiare sufficientemente tutti questi parametri, e quindi non percepiscono la fase in cui il nuoto diventa confortevole, quindi piacevole.

Il dorso è tuttavia uno stile che, ben padroneggiato, procura un buon rilassamento del corpo. E' molto spesso lo stile raccomandato dai medici e dai fisioterapisti per fare lavorare la schiena in dolcezza, provocandone il rafforzamento dei muscoli.

Asimmetria

Il dorso è un nuoto asimmetrico: la parte destra del corpo effettua movimenti inversi (o piuttosto movimenti opposti in rapporto ai cicli dei movimenti) rispetto alla parte sinistra: l'asse verticale del corpo ne delimita la separazione. Ciò vale per le braccia e per le gambe (battimenti).

Il movimento delle braccia

Si inizia con le braccia allungate, la mano nell'acqua (giusto sotto la superficie, palmo della mano verso l'esterno, pollice in alto) nel prolungamento della spalla.

La prima fase della trazione (movimento posto al di sopra della spalla) rappresenta una apertura del braccio in forma di arco di cerchio, la mano che resta orientata con il palmo verso la parte bassa del corpo per conservare una superficie massima di contatto con l'acqua (ci si serve allora della mano e dell'avambraccio).

Mano e braccia non affondano nell'acqua, ma restano sotto la superficie (non bisogna effettuare movimenti "a pala di mulino a vento": ricordarsi che si deve poter nuotare a dorso in 70 centimetri d'acqua !).

Alla fine della prima fase (trazione), la mano si riavvicina al corpo per prepararsi alla fase di spinta (movimento posto al di sotto delle spalle) che si effettua con la mano lungo il corpo (si ha allora più potenza nel braccio). Non esitiamo a spingere sino a spiegare completamente il braccio.

Infine, la fase del ritorno in aria del movimento, braccio ben diritto, viene a rimpiazzare la mano all'inizio del ciclo seguente.


Dal punto di vista dell'asimmetria del nuoto, i movimenti del braccio destro e sinistro sono opposti: quando una mano inizia il ciclo (in alto), l'altra a terminato la sua fase di spinta (in basso) e si appresta a ritornare. Quando un braccio tira e spinge, l'altro compie la fase di ritorno in aria. Guardando un nuotatore mentre nuota a dorso, dovremo vedere un solo braccio alla volta fuori dall'acqua; e quando una delle sue mani entra in acqua, l'altra ne deve uscire.


Le spalle aiutano le braccia

Esattamente: se si tengono le spalle fisse, nell'acqua, il movimento del passaggio del braccio diventa molto difficile: ci si aiuta dunque con le spalle per facilitare il passaggio delle braccia:

Durante la fase di ritorno in aria del braccio, si disimpegna la spalla del braccio corrispondente uscendola leggermente dall'acqua (si girano le spalle per ravvicinarle al centro del corpo, più vicino al mento, sollevandola leggermente (come quando si fanno spallucce)): la spalla resterà sollevata ed accompagnerà l'entrata in acqua del braccio.

Provate: ci si guadagna in scioltezza, e si allunga l'ampiezza del movimento di buoni 15 centimetri.

Durante questo tempo, la spalla del braccio opposto, che è dunque maggiormente affondata nell'acqua, aiuta la messa in posizione del braccio per la fase di trazione e spinta.


Il movimento delle gambe

Sono i battiti, dunque impulsi morbidi che si danno alle gambe, amplificati dai piedi (caviglie molto morbide e distese, punta del piede allungata senza irrigidirsi), in un movimento dal basso in alto.

Attenzione: una sola gamba alla volta lavora: quella che risale (movimento del piede dal basso in alto): l'altra è "scollegata" (non si mette energia), e ridiscende per effetto d'inerzia: si mette quindi dell'energia in una gamba, poi nell'altra, e così via alternativamente (ma comunque in modo sufficientemente rapido).

Più il corpo sarà ben disteso e le gambe vicine alla superficie, più i battiti saranno efficaci e propulsivi.

Non vi è nessuna relazione diretta tra il ritmo delle gambe e quello delle braccia; ognuno troverà il ritmo ed il sincronismo più soddisfacente.


E si resta ben diritti...


Come abbiamo visto, l'allungo del corpo nel dorso è molto importante: per evitare che la parte posteriore non scenda e che le gambe affondino, si inarca MOLTO leggermente la parte bassa della schiena , alfine di spingere la parte alta del corpo nell'acqua, e di far risalire il bacino e le anche.


Datemi dell'ossigeno !

Respirare nuotando a dorso? facile, ma non in modo qualunque: una delle due braccia, quando passa all'altezza del viso, durante la fase di ritorno in aria, provoca uno schizzo d'acqua più forte dell'altro: si espirerà sul passaggio di questo braccio (schizzo forte), e si ispirerà durante il passaggio dell'altro braccio (schizzo debole)

Questo permetterà ugualmente di sincronizzare la respirazione con le braccia.

Attenzione durante la ripresa del nuoto a ben espirare lentamente durante tutta la fase di spinta, per non sottoporre le vostre narici ad un effetto di risucchio molto fastidioso


Nel dorso, non vi sono retrovisori


A dorso non si guarda dove si và, questo è certo, ma vi sono dei trucchi: quando vi sono le bandierine sul bordo della vasca, restano due movimenti delle braccia prima del muro. Quando non c'è ne sono, si possono dare delle occhiate inclinando ogni tanto la testa all'indietro, nel momento stesso dell'entrata in acqua di un braccio, e questo ogni 2 o 4 movimenti.
 
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fiordiloto_1969
view post Posted on 6/5/2011, 14:27     +1   -1




Tecnica del nuoto






Stile libero



Il Crawl costituisce la tecnica di nuotata più conosciuta essendo la più efficace ed economica per avanzare nell’acqua. E’ il solo stile praticato nelle gare di stile libero proprio perché rispetto agli altri stili assicura la massima velocità. Da alcune ricerche storiografiche sembra che esso era già praticato

dagli antichi (in una sua forma alquanto rudimentale), registrò poi un certo regresso in favore della Rana che si diffuse come nuotata esclusiva. Il Crawl è nato poi come il naturale perfezionamento di quello stile chiamato double-arm-stroke una nuotata che anch’essa si basava su un’azioni alternate di braccia e gambe.
le stile può essere insegnato sia prima che dopo o durante l’insegnamento del dorso.

In questo stile risulta fondamentale evitare un’eccessiva rotazione del corpo, seguire una traiettoria corretta nella fase subacquea, coordinare correttamente le gambe e le braccia e rispettare i tempi della respirazione. La posizione del corpo deve essere orizzontale in modo da offrire la minore resistenza possibile all’avanzamento.

L'utilizzo delle gambe nello stile libero, pur avendo un significato più stabilizzatore che propulsivo, dovrebbe essere regolare e continuo. L’interruzione della battuta di gambe e imputabile essenzialmente a due cause: eccessiva rotazione delle spalle durante la respirazione, che provoca la rotazione dell’anca e quindi l’incrocio delle gambe; mancanza di coordinazione fra braccia e gambe. L'azione delle gambe è continua e senza punti morti; inizia con il movimento dell'anca, per trasferirsi con fluidità al resto dell'arto, con un leggero e naturale gioco al ginocchio ed alla caviglia. Le gambe devono quindi essere naturalmente distese con piedi leggermente intraruotati. La maggiore propulsione è data dalla fase discendente della gambata, ma in misura di molto inferiore anche la fase ascendente contribuisce all’avanzamento. L’ampiezza per un corretto colpo di gamba deve variare tra i 30 e i 40 cm a seconda dell’altezza dell’atleta. L’impulso all’avanzamento viene fornito quasi esclusivamente dal dorso del piede; questo richiede una buona scioltezza della caviglia.

L’azione delle braccia è nettamente più importante di quella delle gambe; la trazione deve essere eseguita in modo continuo ricercando la massima fluidità ed evitando pause o punti morti. Anche nella bracciata del crawl possiamo identificare diverse fasi fondamentali: la presa dell’acqua, la trazione, la spinta e il recupero.

La presa: in questa fase, l’ingresso della mano in acqua deve avvenire con le dita e non con il polso o il palmo altrimenti si riduce la sensibilità e la possibilità d’impostare una traiettoria corretta. Le dita entrano per prime approssimativamente allineate con l’asse delle spalle, mentre il gomito si trova ancora in leggera flessione. La mano si infila in acqua a poca profondità, seguita dall’avambraccio. Inoltre, il braccio opposto alla respirazione deve essere allungato in acqua e non piegato verso la testa altrimenti si produrrebbe una presa inefficace e una trazione ridotta. La distensione del braccio avviene con un traiettoria curvilinea, che tende ad allontanare leggermente la mano dalla linea mediana del corpo, con il palmo leggermente rivolto verso l’esterno. In questo primo scorcio di bracciata è molto importante l’ottimale posizionamento del gomito e l’esecuzione del rollio.

La trazione: Durante la trazione subacquea la mano deve essere fatta passare perpendicolarmente alla spalla e non sotto alla spalla opposta o sotto alla pancia. Questo tipo di errore e molto frequente e porta ad una rotazione eccessiva del corpo che risulta negativa. Tutto ciò è determinato dal fatto che i nuotatori meno esperti fanno corrispondere una prolungata fase aerea della respirazione con la fase di trazione. Per aumentare l’avanzamento in acqua e inoltre necessario non far seguire alla mano una traiettoria rettilinea ma una più ondulata. La trazione vera e propria inizia poi con un cambio di orientamento della posizione del palmo della mano, che ruota verso l’interno fino a portare le dita in basso con una posizione perpendicolare all’asse di avanzamento. La direzione di trazione e parallela all’asse di avanzamento. Affinché la mano e l’avambraccio possano trovare un saldo punto di trazione sull’acqua, quest’ultimo si flette sul braccio con un angolo che dovrebbe sempre essere maggiore dei 95°.

La spinta.
Una volta raggiunto il punto di massima flessione l’avambraccio comincia a stendersi e a realizzare la fase di spinta. Questa parte finale della bracciata è molto importante ma è quasi sempre trascurata dalla maggior parte dei nuotatori. La mano, dopo la fase di trazione, deve uscire dall’acqua sotto all’anca con il gomito quasi teso e non eccessivamente piegato. Per ottimizzare la nuotata la mano dovrebbe uscire all’altezza della coscia. Tutto il contributo all’avanzamento viene ora fornito dalla mano aperta con le dita chiuse ma non serrate e ben orientata secondo un piano perpendicolare alla direzione di avanzamento. La fase di spinta è la più efficace ai fini propulsivi. Molto importante, per la buona riuscita del gesto tecnico e che non ci siano pause tra la fase di spinta e il recupero aereo del braccio.

Il recupero: il recupero avviene fuori dall’acqua, con il braccio in posizione flessa, il gomito alto, la muscolatura rilassata e con la mano che sfiora la superficie dell’acqua. Inizia al termine della fase di spinta quando per prima la spalla, seguita poi dal braccio e dall’avambraccio si svincolano dall’acqua senza effettuare pause. L’avambraccio è flesso sul braccio e la mano rilassata.


Note:

respirazione: può essere eseguita sia a destra e a sinistra. La fase di inspirazione avviene con la bocca a termine della fase di spinta durante la prima fase del recupero. Al termine dell’ispirazione il capo con la bocca torna ad immergersi in acqua, precedendo l’ingrasso della mano. L’espirazione avviene per tutta la durata della fase di immersione del capo e può essere effettuata sia con l’ausilio della bocca ce del naso (ma soprattutto con la bocca). Nel nuoto agonistico si preferisce effettuare una espirazione esplosiva al termine della fase di spinta, tecnica questa che insorge spontaneamente in atleti di lungo corso.

 
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fiordiloto_1969
view post Posted on 10/5/2011, 19:56     +1   -1




La Rana




Simmetria, trazione e spinta


La rana è una nuotata simmetrica: la parte destra e la parte sinistra del corpo effettuano gli stessi movimenti, in simmetria in rapporto all'asse centrale del corpo (nel senso della lunghezza) .



I movimenti delle braccia si effettuano in avanti delle spalle (vi è dunque solo una fase di trazione, e nessuna di spinta). La rana è l'unico stile che non ha una fase di spinta a livello delle braccia.

I movimenti delle gambe si effettuano dopo le anche (unicamente in spinta). Il nostro omino schematizzato, ci permetterà di studiarne tecnicamente i movimenti.

Il movimento delle braccia

Il movimento delle braccia comporta due fasi: una prima di trazione con le mani, ed una seconda di ritorno delle mani verso l'avanti, nel punto dove è situato l'inizio e la fine del movimento.

La posizione delle mani

L’orientamento delle mani in rapporto a l'asse dell'avambraccio a la sua importanza:

la prima fase di trazione si effettua con le mani aperte, cioè orientate verso l'esterno; con i gomiti in posizione più interna.Durante la seconda fase, le mani si orientano verso l'interno, mentre i gomiti si scostano.

Tipo di movimento

Inoltre, l'insieme del movimento del braccio può essere in APERTURA ( le mani cominciano il movimento davanti, strette, poi si allargano durante la prima fase di trazione, e tornano davanti per l'interno) o in CHIUSURA (il movimento inizia largo e aperto, per stringersi durante le due fasi di trazione.

Si cercherà in breve di combinare queste due tecniche effettuando un movimento in APERTURA durante la prima fase di trazione, ed in CHIUSURA durante la seconda fase:

Ci si allunga ... e ci si raddrizza

La rana è un nuoto ventrale ad allungamento non costante: si nuota sul ventre, ma il corpo non è allungato in modo costante (come nello stile libero per esempio): il corpo si raddrizza di più durante la trazione delle braccia, e si allunga di più durante la fase di ritorno delle mani in avanti.

E la respirazione in tutto questo ?

La respirazione si effettua nel modo seguente: inspirazione al termine della fase di trazione delle braccia, espirazione durante tutta la fase di ritorno delle mani in avanti. L'inspirazione è corta e potente, effettuata con la bocca. L'espirazione è più lunga e più profonda, effettuata con la bocca ed il naso.

Fase in e fase out…

La fase di trazione delle braccia è anche detta BRACCIA IN, poiché esse si avvicinano al corpo. Al contrario, il ritorno delle mani verso l'avanti del movimento (lo spiegamento delle braccia) costituiscono la fase detta BRACCIA OUT, poiché esse si allontanano dal corpo.

La stessa cosa vale per il, movimento delle gambe, con una fase di GAMBE OUT quando si distendono allontanandosi dal corpo, ed una fase di GAMBE IN quando queste si ripiegano.


I movimenti delle gambe

Il movimento delle gambe è distinto in tre fasi:

1) ripiegamento delle gambe (i piedi si avvicinano alle natiche)

2) orientamento della pianta dei piedi verso l'esterno e distensione simultanea delle gambe verso l'esterno e la parte posteriore del corpo

3) ripiegamento delle gambe l' una contro l'altra

Sincronizzazione braccia / gambe

La sincronizzazione tra le braccia e le gambe costituiscono un elemento molto importante del nuoto a rana: provate le seguenti istruzioni:

istruzione 1 :

A : Braccia IN + Gambe IN trazione delle braccia e ritorno delle gambe
B : Gambe OUT + Braccia OUT ritorno delle mani e distensione delle gambe

istruzione 2 :

A : Braccie IN trazione delle braccia

B : Gambe IN ritorno delle gambe

C : Gambe OUT distensione delle gambe

D : Braccia OUT ritorno delle mani

istruzione 3 :

A : Braccia IN trazione delle braccia

B : Gambe IN ritorno delle gambe

C : Gambe OUT + Braccia OUT ritorno delle mani e distensione delle gambe


Dovete rendervi rapidamente conto che solo l'istruzione 3 da le maggiori prestazioni, per diverse ragioni:

1) la fase di trazione delle braccia è più rapida della fase di ritorno delle gambe

2) la fase di distesa delle gambe rischia di frenare lo slancio durante il ritorno delle mani

3) nella pratica, le GAMBE OUT saranno terminate (gambe allungate) leggermente prima la fase di BRACCIA OUT (braccia allungate), poiché la spinta delle gambe è più tonica e breve che il ritorno completo delle braccia.

Anche le spalle lavorano

Si; esse risalgono alla fine della seconda sequenza di trazione delle braccia (come quando si fa spallucce), e le si spinge in avanti durante la fase di ritorno delle braccia in avanti (esse danno l'impulso del ritorno); ciò procura, al livello del busto, un effetto di mini tuffo ad ogni fine del movimento delle braccia, e subito prima del tempo morto.

Viva la pausa !

Non si devono far continuamente susseguire i movimenti delle braccia e delle gambe senza sosta: si rispetta nella rana un tempo di arresto, molto corto (circa 1 secondo) tra ogni ciclo di movimenti braccia + gambe (si è allora nella fase BRACCIA OUT e GAMBE OUT, il corpo è disteso al massimo sull'acqua) e si approfitta dello slancio per scivolare sull'acqua, terminando di espellere l'aria dai polmoni (espirazione); questa micro-pausa permette sopratutto di distendere i muscoli delle braccia e delle gambe dopo lo sforzo, e di terminare l'espirazione che deve essere lunga e profonda (ora lo sapete).
 
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fiordiloto_1969
view post Posted on 18/5/2011, 08:49     +1   -1




La farfalla: lo stile più duro?



La farfalla chiamata anche delfino, è un culto: impressiona e incute rispetto, fa un pò paura, sembra inaccessibile al nuotatore debuttante e fuori portata al nuotatore medio, anche se si ritiene padrone di stili quale la rana o il crawl.

Bisogna far cadere dei pregiudizi? insinuare un dubbio nelle certezze? Chiarirli a priori? Si mi sforzo ed affermo: La farfalla non è lo stile più difficile da nuotare: potete rendervene conto se avete letto i precedenti capitoli di questa sezione tecnica.

Precisiamo ora, prima di entrare nel vivo dell'argomento: lo stile a farfalla non è particolarmente difficile da nuotare tecnicamente, ma è certamente lo stile più atletica, cioè che richiede il maggior sforzo e tono muscolare, con l'aggiunta di una grande fluidità e sincronismo perfetto.

Per me, la tecnica della rana è ben più difficile e complessa da imparare, anche se gode di una reputazione di uno stile "facile", o per debuttanti, anche se la si impara per prima in molti corsi di nuoto.

E' sbagliato procedere così? no, ma evidenziamo bene la differenza tra la tecnica di base , questione di nuotarla correttamente in allenamento ed ad andatura ridotta, e la tecnica di punta di uno stile, quella che permette di accelerare, di ottimizzare il minimo movimento, di affinare la posizione, di migliorare la respirazione, di economizzare il proprio capitale muscolare e respiratorio, in breve di rubare secondi al cronometro.

Simmetria, trazione e spinta

Lo sapete, la farfalla è uno stile simmetrico: la parte destra e la parte sinistra del corpo effettuano gli stessi movimenti, in simmetria in rapporto all'asse centrale del corpo (nel senso della lunghezza).

L'ampiezza del movimento delle braccia, sul davanti e sul didietro, è simile al crawl: ci sarà dunque una fase di trazione (dall'inizio del movimento fino all'altezza delle spalle, ed anche prima come vedremo più avanti) ed una fase di spinta (dalle spalle fino al termine del movimento).

Vedremo dopo che contrariamente agli altri stili, il punto di passaggio dalla trazione alla spinta è, nella farfalla, sfalzata più in alto (avanti) delle spalle.

I movimenti delle braccia

Sapete disegnare il buco di una serratura? se si, questo vi aiuterà a visualizzare mentalmente il movimento delle braccia. se no, trovate la prima serratura "all'antica", ed osservatela.

Le mani iniziano il movimento a braccia tese, davanti all'allineamento delle spalle. da questo istante, le mani sono orientate, grazie ai polsi, verso l'esterno del movimento: è la fase della presa d'appoggio.

La presa d'appoggio consiste in un piccolo movimento di apertura e circolare: dà l'equilibrio necessario, sostiene il galleggiamento della parte alta del corpo e prepara alla fase seguente.



La posizione delle mani

L'orientamento delle mani in rapporto all'asse dell'avambraccio ha la sua importanza: la prima fase della trazione viene effettuata con le mani aperte, orientate verso l'esterno per favorire la presa d'appoggio. Durante la seconda fase, le mani si orientano nel prolungamento degli avambracci.


Cosa fanno le gambe?

Esse sono unite l'una contro l'altra ed ondeggiano.

Diversamente al crawl, il movimento di ondulazione non iniziano unicamente all'altezza delle anche, ma inizia a livello delle spalle, trasmesso al bacino ed amplificate dalle gambe.

Il meccanismo di propulsione delle gambe nella farfalla è la stessa del crawl: una sola gamba alla volta lavora, quella che scende: l'altra risale per effetto d'inerzia. nella farfalla, poiché le gambe sono unite, lavorano entrambe nella fase di discesa (si dice che il movimento di stiramento amplificato dall'alto in basso è propulsivo).

L'ampiezza di tale movimento non è enorme: non è il caso di sforzarsi a salire e scendere i piedi con forza; si ricorda è l'amplificazione del movimento di ondulazione del corpo.

La farfalla è uno stile di ondulazione come abbiamo detto; è uno stile atletico e quindi il ciclo respiratorio non è dei più semplici. E' sopratutto uno stile che deve essere nuotato con "feeling", in scivolata; nuotare a farfalla unicamente di forza funziona solo per poco, certamente non su lunghe distanze.

Sincronizzazione braccia / gambe

La farfalla comporta teoricamente due cicli di gambe (ondulazioni) per movimento di braccia; cioè:

una ondulazione gambe all'inizio del movimento, braccia allungate davanti. Questa ondulazione è principalmente propulsiva.

una ondulazione alla fine della fase di spinta delle braccia. questa ondulazione aiuta il sollevamento della testa e delle spalle per l'ispirazione.

Come respirare ?

Lo sappiamo, la respirazione nella farfalla non è un gioco, ma soprattutto una questione di sincronismo, di ritmo e di fluidità...

La fase di spinta delle braccia deve essere potente; essa permette non solo di avanzare, ma anche di sollevare a sufficienza la testa e le spalle per permettere l'ispirazione. Se non c'è potenza o è insufficiente, il resto non può funzionare.

La fase di ispirazione è corto; questa deve essere potente (si ispira molta aria in poco tempo). Termina quando le braccia hanno concluso la fase di ritorno in aria, e rientrano in acqua per la fase successiva.

Ben inteso, durante questa breve fase, non si fà che ispirare: la totalità dell'aria è stata espirata durante il resto del movimento, quando la testa era in acqua.

La testa che si era raddrizzata per ispirare, si posiziona verso l'avanti (si riabbassa).

La respirazione a farfalla può effettuarsi ogni ciclo (ad ogni passaggio di braccia), o ogni due cicli. Si possono riscontrare anche dei cicli "2 su 3", cioè si respira per due cicli, poi non si respira durante il terzo ciclo, ecc....


Quando ci si ferma ?

Stessa riflessione fatta a rana: i cicli non si susseguono senza osservare un tempo d'arresto, anche rapido, entro ogni movimento completo di braccia.

Questo tempo d'attesa, braccia in avanti, permette alla prima ondulazione di avere luogo e di essere efficace nella sua propulsione, il tutto decontraendo le braccia.
 
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fiordiloto_1969
view post Posted on 30/5/2011, 13:25     +1   -1




monopinna



La monopinna è un'attrezzatura natatoria in vetroresina o fibra di carbonio nella quale viene montata una scarpetta di gomma. Attrezzo usato nel nuoto pinnato e, più recentemente, dagli apneisti.
Storia

I primi ad usarlo in campo agonistico nel nuoto pinnato sono stati gli atleti degli stati dell'est Europa nei primi anni settanta.

Negli ultimi anni, dal 2003 circa, si stanno sviluppando monopinne con la pala inclinata fino a 20 gradi rispetto alla scarpetta; questa è inoltre passata da una sezione piatta a una sezione ovoidale, decisamente più idrodinamica, in modo da avere una migliore spinta e un migliore sfruttamento dello spostamento dell'acqua da parte dell'attrezzo, che tende in movimento ad assumere una forma simile ad un cucchiaio.

Con quest'inclinazione la pala della monopinna rimane sempre "in presa" nell'acqua, migliorando il rendimento e minimizzando i fattori fisici predisponenti all'attività. Prima dell'avvento delle scarpette inclinate gli atleti con articolazioni a livello della caviglia poco dotate di estensione limitavano le loro prestazioni, inficiando la posizione della pala in acqua, facendole assumere una posizione di "riposo" svantaggiosa tra una spinta e l'altra e una dissipazione della energia nel senso verticale, poco utile all'avanzamento.

Questa nuova concezione ha consentito un deciso miglioramento dei tempi nella varie distanze.

Caratteristiche

È l'elemento base del nuoto pinnato. È costituita da una pala unica che può essere in plastica (usata solo per i giovani atleti che si avviano al preagonismo), in fibra di vetro (vetroresina), e più recentemente anche in carbonio e kevlar. Nel corso del tempo ha avuto una evoluzione, fino a giungere ad un modello che si può definire standard: le dimensioni vanno dai 60/80 centimetri di lunghezza e 60/70 centimetri di larghezza.

I piedi, uniti paralleli, sono alloggiati in scarpette di gomma morbida (simili alle normali scarpette usate dai subacquei). Molto spesso gli atleti utilizzano puntali in neoprene che servono a calzare meglio la scarpetta. La pala si differenzia in base alla forma e alla durezza (l'unità di misura è il chilo/spinta): le monopinna da velocità sono più rigide (più chili/spinta) mentre le monopinne da mezzo fondo sono più morbide, oltre che di dimensioni lievemente superiori.

La monopinna permette di raggiungere velocità molto elevate in acqua. Il record del mondo nei 100 metri in superficie è intorno ai 35 secondi. Il movimento dell'uomo in acqua è simile a quello a delfino a nuoto libero, con la differenza che le braccia nel nuoto pinnato restano ferme, tese in avanti sopra la testa, assumendo una forma "a cuneo" atta alla penetrazione in acqua.

Le monopinna si differenziano tra loro per la durezza della pala (solitamente "Dura", "Media", "Morbida") e della scarpetta, anch'essa più o meno rigida.
 
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fiordiloto_1969
view post Posted on 13/6/2011, 12:15     +1   -1




FEDERAZIONE ITALIANA NUOTO

I prossimi appuntamenti

17/06/2011 BERGAMO - Masters: Campionati Italiani Masters e Propaganda di Tuffi
17/06/2011 ROMA - Nuoto: Internazionali d'Italia - Trofeo Sette Colli
18/06/2011 LAGO DI CASTELGANDOLFO - Fondo: Campionato Italiano 5 Km a cronometro - 1° Trofeo Lago di Castelgandolfo (1 miglio marino)
18/06/2011 CAVALLINO TRE PORTI - Fondo: Lingerman Swim Cup
18/06/2011 LAGO SEGRINO - Fondo: Trofeo del Lago del Segrino
18/06/2011 AMMAN (JOR) - Nuoto: Coppa COMEN (F: 97/98 - M: 95/96)
19/06/2011 CAPRI - Fondo: Capri-Napoli
19/06/2011 NETTUNO - Fondo: Coppa LEN
20/06/2011 OSTIA - Masters: Campionati Italiani di Nuoto
20/06/2011 ROMA - Nuoto: Internazionali d'Italia - Campionato Italiano a Squadre Serie A
 
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7 replies since 26/4/2011, 10:22   338 views
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