ECONOMIA E POLITICA ITALIANA E MUTUI CASA ECC...., tutto quello che c'è di nuovo sulla politica ed economia ogni giorno...

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fiordiloto_1969
view post Posted on 26/4/2011, 18:49     +1   -1




L’OTTUSA ASTERITA' DELLA BCE


La BCE ha aumentato il tasso di interesse – è probabilmente il primo di una serie di aumenti previsti nei prossimi mesi – al fine di contrastare l’inflazione salita a marzo al 2.6% rispetto al 2.4 di febbraio. Trattandosi di inflazione di origine esterna, provocata dagli aumenti dei prezzi internazionali delle materie prime energetiche ed alimentari, la ratio antinflazionistica dell’avvio nelle presenti condizioni di una politica di moneta più cara non è immediatamente evidente.

Innanzi tutto, secondo le versioni oggi dominanti del punto di vista ortodosso in materia di politica monetaria, un aumento del tasso di interesse da parte della banca centrale sarebbe giustificato solo se dietro la maggiore inflazione vi fossero anche aumenti dei salari monetari e dei prezzi attribuibili a squilibri nelle condizioni interne di domanda e offerta aggregate. Ma certamente neppure Trichet può pensare che oggi, all’interno dell’eurosistema, la domanda aggregata stia premendo sui limiti posti dal prodotto potenziale.

Se si prescinde poi dalla visione teorica dominante, resta il fatto che ogni aumento del costo del denaro è di per sé direttamente inflazionistico, sicché combattere l’inflazione aumentando i tassi di interesse è un po’ come spegnere un incendio gettando sulle fiamme delle secchiate di benzina. I tassi di interesse non sono altro infatti che una componente dei costi totali di produzione e le imprese normalmente reagiscono ad aumenti dei costi aumentando i prezzi. A fronte di aumenti dei tassi di interesse il rapporto prezzi/salari monetari tende pertanto ad aumentare e i salari reali a diminuire. Ciò a sua volta stimolerà delle rivendicazioni salariali – genererà delle pressioni all’aumento dei salari monetari – a meno che l’accresciuto costo del denaro non riesca ad avere un impatto negativo sulla crescita economica e l’occupazione, attraverso contrazioni della domanda interna e delle esportazioni nette, e dunque non determini un indebolimento della forza contrattuale dei salariati.

Resta naturalmente l’effetto antinflazionistico dell’apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro e alle altre principali valute che l’aumento del tasso di interesse da parte della BCE è suscettibile di determinare, ma al costo, appunto, di una minore competitività delle merci prodotte all’interno dell’eurozona, e quindi di una contrazione delle sue esportazioni nette.

Dunque, in definitiva, tassi di interesse più alti potrebbero oggi riuscire a contrastare l’inflazione in Europa solo se il più alto rapporto prezzi/salari monetari che essi tendono a determinare fosse più che compensato da: a) un abbassamento via il tasso di cambio dei prezzi in euro degli inputs importati; b) una riduzione o minore aumento dei salari monetari via il probabile effetto negativo sull’occupazione causato tanto dalla riduzione dei salari reali che dall’apprezzamento del cambio – ossia dagli effetti negativi sui consumi e le esportazioni nette provocati da più alti tassi di interesse. Nell’attuale contesto, poi, non va trascurato l’impatto del rincaro del denaro sulla spesa pubblica per interessi, e quindi i tagli compensativi delle spese pubbliche primarie (leggi spese sociali) cui i governi europei immancabilmente ricorreranno per impedire l’aumento dei disavanzi complessivi.

La banca centrale più indipendente del mondo non ha di fatto resistito all’impulso di contribuire per prima all’ottusa “austerità” imperante.


COMMENTO

Sandro scrive:

Come sempre è accaduto nel mondo, chi dalla crisi riesce a succhiare qualcosa a discapito degli altri lo fa senza nessun pregiudizio sul futuro di un paese, di una macro regione quale è l’Europa, dello stesso destino del mondo intero. Abbiamo assistito per un migliaio di anni ad un blocco di un sistema mondiale, dove niente sembrava poter fare breccia. Era il medioevo. Le conoscenze scientifiche sono rimaste per così tanto tempo quasi le stesse.
Eppure, un giorno è esplosa la rivoluzione industriale. Gli inglesi sono riusciti a trasformare le loro colonie in operai salariati, permettendo alla potenza mondiale di trasformare l’economia “artigianale in economia industriale, permettendo attraverso i salari di vendere i loro prodotti.
Siamo da molti anni che lentamente senza che cene accorgessimo il mondo capitalismo, quello che conosciamo, è entrato in crisi. Tale crisi, che per troppo tempo è stata “nascosta, è esplosa. Oggi le trasformazioni che stanno avvenendo sono talmente impetuose che quello che si dice oggi, domani viene smentito.
D’atronde, così come qualsiasi persona normale dovrebbe capire, ogni cosa terrena nasce, cresce, migliora, raggiunge il massimo della sua espansione, poi incomincia a decrescere, prima lentamente, poi sempre più velocemente, fino a morire.
Cos’ è per l’uomo, che nasce, cresce, va a scuola e impara e aumenta le sue conoscenze, poi con quelle conoscenze entra nel mondo del lavoro contribuendo a produrre i beni e i servize indispensabili alla sua vita e a quella degli altri, poi ad una certà età dovrebbe riposarsi, dando comunque il contributo necessario agli altri che hanno incominciato il tragitto che lui ha già fatto, fino alla sua morte.
E’ il ciclo della vita che speriamo non si interromperà mai (Mah !!!).
Questo accade per i prodotti che vengono immessi sul mercato, accade per i tipi di società che sono nati e poi, dopo un tempo più o meno lungo, sono andate scomparendo.
E’ accaduto anche all’impero romano che è riuscito a diventare una potenza mondiale (mondiale per il periodo in cui si credeva che le terre conosciute erano quelle che si conquistavano).
Perché non sarebbe dovuto accadere anche per il nostro capitalismo?
Perché il mondo che abbiamo conosciouto avrebbe dovuto restrare bloccato con i rapporti di forza tra il nord ed il sud del mondo per l’eternità?
E allora si capisce quello che sta accadendo oggi.
Guardare al futuro significa rimetter in discussione il modello economico finora vigente, basato sullo sfruttamento delle risorse locali dei più forti nei confronti dei più deboli.
Quando si discuteva della divisione internazionale del lavoro, non si diceva forse proprio questo?
Seplicemente si denunciava che l’80% della popolazione mondiale assorbiva il 20% della ricchezza prodotta, mentre il 20% (quella che viene definita ricca) ne assorbiva l’80%. Semplificando, dicevamo che il 20% costituito dai paesi ricchi rubava le risorse alla stragrande maggioranza dei popoli del mondo.
Ma quando due serbatoi, uno pieno ed uno vuoto, vengono messi in comunicazione tradi loro, perfino loscemo del villaggio capisce che il serbatoio vuoto incomnincia a riempirsi, mentre quello pieno incomincia a svuotari. E questo fenomeno smette quando i levelli dei due serbatoi diventano uguali.
Perché nella discussione che sta avvenendo anche a sinistra non si parla di come modificare i rapporti tra i più ricchi e i più poveri ridando valore anche a queel cosawe che non si conteggiano purtroppo in economia, quali il benessere sociale, lo stare insieme, il vivere in modo tranquillo e sereno, in pace con se stessi e gli altri.
Guardare al futuro non può essere solo e soltanto studiare la situazione attuale ma anche costruire le condizioni per avere un mondo migliore.
Sandro Caddeo, segretario Spi-Cgil di Iglesias


Edited by fiordiloto_1969 - 18/7/2011, 21:54
 
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fiordiloto_1969
view post Posted on 30/5/2011, 20:34     +1   -1




Pro e contro del mutuo per ristrutturare la casa

In primavera torna la voglia di ristrutturare la casa. Desiderio che spesso si accompagna alla richiesta di un mutuo. Una nicchia del mercato dei prestiti ipotecari (il 3,8% secondo MutuiOnline.it) ma in crescita (al 3,5% nello stesso periodo del 2010). Come funzionano?

«La richiesta in banca va fatta, aggiungendo ai documenti reddituali e patrimoniali indispensabili per tutti i mutui, un preventivo dei lavori di ristrutturazione e il computo metrico. A cui eventualmente aggiungere la Dia (dichiarazione inizio attività, ndr) o, in caso di variazioni volumetriche nell'immobile, la concessione edilizia – spiega Paola Viola, responsabile di Mutuiperlacasa –. A quel punto la banca invia il perito, la prima ispezione costa dai 250 ai 350 euro, che determina il nuovo valore l'immobile sulla base dell'impatto finale che avranno i lavori.

Ed è su questo importo che si calcola il finanziamento tenuto conto il loan to value (valore massimo finanziabile in rapporto al valore dell'immobile, ndr) per i mutui di ristrutturazione non eccede di solito la soglia del 70 per cento». A quel punto si concorda la tempistica del finanziamento, solitamente spalmato in due tranche, con una prima del 50 per cento. La seconda viene erogata previa una nuova visita del perito (che costa circa 60 euro) in cui valuta lo stato dei lavori rispetto al tempo stimato, solitamente di 18 mesi.

Dal punto di vista finanziario questo mutuo rischia, però, di costare caro in termini di interessi, dato che fino a quando la banca non eroga il 100% (quindi anche la seconda tranche) il debitore paga solo interessi di preammortamento, non computabili nel piano di ammortamento. Inoltre, c'è meno varietà nell'offerta (non ci sono mutui con cap). I vantaggi? «In termini di spread può costare in media solo 10 punti base in più di un mutuo tradizionale.

L'erogazione, se tutto è in regola, avviene a circa 45 giorni dalla richiesta. Inoltre, rispetto ai mutui di liquidità e consolidamento è giudicato "conforming" – continua Viola –. Pertanto è surrogabile e gli interessi passivi sono detraibili. E poi può essere richiesto anche "retroattivamente" per ottenere liquidità relativa a lavori di ristrutturazione eseguiti senza autorizzazione e poi sanati con il pagamento degli oneri concessori e oblazioni, se effettuati entro l'anno di richiesta del mutuo».
 
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fiordiloto_1969
view post Posted on 16/6/2011, 18:10     +1   -1




Sviluppo, soglie dei servizi di progettazione e Piano Casa all’esame della Camera

Chiesta differenziazione tra grandi opere e infrastrutture ordinarie, dalle Commissioni Ambiente e Politiche Ue ok con osservazioni
Inizia l’esame in aula del decreto sviluppo, che avvia la sua conversione in legge tra centinaia di emendamenti. Appalti, Piano Casa e spiagge restano centrali non solo tra le proposte di modifica avanzate, ma anche nelle osservazioni cui le Commissioni Ambiente e Politiche europee hanno subordinato il via libera al testo.
Appalti
Tra le osservazioni della Commissione Ambiente spicca l’esortazione a valutare l’opportunità di innalzare la soglia della procedura negoziata senza bando anche per i servizi di progettazione. La richiesta, avanzata dalla maggioranza, è stata bocciata da Oice e Ancpi Legacoop, che temono il ripresentarsi di una “nuova tangentopoli”.
La Commissione ha anche suggerito di differenziare le infrastrutture strategiche da quelle ordinarie, che solitamente hanno importi decisamente minori. Nel secondo caso, infatti, il tetto del 2% per la realizzazione delle opere compensative costituirebbe un ostacolo insuperabile.
Sulle grandi opere si sono pronunciati anche i relatori, che, nell’ottica di semplificare l’iter di approvazione, hanno proposto di attribuire un ruolo decisivo alla Conferenza di Servizi non solo nel progetto definitivo, ma anche in quello preliminare, su cui tutte le Amministrazioni dovrebbero potersi pronunciare per chiedere modifiche alla localizzazione.
È stato chiesto inoltre di ridurre l’onerosità del limite del 20% previsto per le riserve, in modo da non scaricare solo sulle imprese appaltatrici il peso della strategia per arginare l’aumento dei costi.
Ha valutato i collegamenti tra imprese partecipanti a gare pubbliche la Commissione Politiche dell’Unione Europea, che ha proposto di capire meglio se le previsioni di modifica possano coniugarsi con i principi espressi dalla Corte di Giustizia Europea.
Piano Casa
La Commissione Ambiente ha chiesto di formulare meglio il concetto di area urbana degradata. Il decreto sviluppo concede infatti premialità volumetriche del 20% e 10%, ma anche cambi di destinazione d’uso, per chi abbatte, ricostruisce e delocalizza gli immobili situati in questo tipo di zone.
Sistri
Tra le proposte di modifica compare anche la proroga al primo giugno 2012 del regime transitorio per l’entrata in vigore del nuovo sistema sulla tracciabilità dei rifiuti pericolosi. L’accordo con il Ministero dell’Ambiente prevedeva invece un avvio scaglionato a partire dal primo settembre 2011.
Spiagge
Nei giorni scorsi si sono registrate diverse richieste per lo stralcio dal decreto della disposizione che prevede concessioni demaniali sulle zone costiere. Posizione condivisa anche dall’Udc, che ha proposto di approfondire la procedura di infrazione avviata nel 2009, ricordando che nel 2015, anno in cui scadranno quasi tutte le concessioni, sarà necessario tutelare le piccole e medie imprese. Il diritto di stabilimento è infatti riconosciuto a tutti i cittadini europei.




Ristrutturazioni, meno adempimenti per il bonus 36%. La scheda

Più semplice godere dell'agevolazione fiscale. Non sono più necessarie la comunicazione anticipata al fisco e l'indicazione del costo di manodopera
Mani più libere per chi vuole utilizzare il bonus del 36% sulle ristrutturazioni edilizie. Dopo 14 anni di vita, la decana delle agevolazioni gode di ottima salute e continua a essere largamente apprezzata dai contribuenti. D'altronde il vantaggio non è da poco: ogni 1.000 euro spesi per interventi edilizi sulla propria abitazione ne tornano indietro 360 sotto forma di detrazione dalle imposte da pagare a partire dall'anno successivo. Per il fisco è stato un modo di far emergere una buona quota di "nero", che sempre abbonda nel settore dell'edilizia.
Il recente decreto sviluppo ha reso più semplice la procedura per ottenere il bonus eliminando due adempimenti in mancanza dei quali prima si correva il rischio di vedersi rifiutare la domanda.

Non sarà più obbligatoria:
• la comunicazione preventiva al Centro operativo di Pescara (per tutta Italia),
• l'indicazione della manodopera nella fattura come voce di costo separata.
Inoltre l’Agenzia delle Entrate ha appena ripubblicato la sua dettagliata guida alle agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie. Uno strumento pratico aggiornato a marzo 2011 (ma che non contiene le ultimissime novità).

Riepiloghiamo i principali requisiti dell'agevolazione
Che cos'è
Uno sconto dall'Irpef pari al 36% delle spese sostenute per la ristrutturazione:
• importo max di spesa: € 48.000,
• importo max di detrazione: € 17.280 (cioè il 36% di 48.000).

L'importo dev'essere indicato nella dichiarazione dei redditi a partire dall'anno successivo ed è detraibile in:
• 10 anni per tutti i contribuenti con meno di 75 anni di età;
• 5 anni per i contribuenti con meno di 80 anni;
• 3 anni per i contribuenti con più di 80 anni.

Sui lavori e i materiali è prevista inoltre l'aliquota Iva agevolata al 10%.
Beneficiari
Tutte le persone fisiche che:
• ristrutturano un immobile posseduto a qualsiasi titolo (cioè i proprietari ma anche chi è in affitto o in usufrutto) entro il 31 dicembre 2012;
• acquistano un immobile ristrutturato da imprese di costruzione o cooperative entro il 30 giugno 2013 (ma la ristrutturazione dev'essere conclusa sempre entro il 31 dicembre 2012).

Attività e spese ammesse
Tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, per quanto riguarda le seguenti spese:
• progettazione, consulenza, perizie;
• esecuzione dei lavori;
• acquisto dei materiali;
• messa in regola degli impianti elettrici e degli impianti a metano;
• relazione di conformità dei lavori;
• imposte e altri costi burocratici (Iva, imposta di bollo, concessioni, autorizzazioni e denuncia di inizio lavori);
• oneri di urbanizzazione.

Procedura
Nessun adempimento preventivo, ai fini dell'agevolazione, essendo stato abolito l'obbligo di inviare la comunicazione al Centro operativo di Pescara. Occorre però sempre essere in possesso degli altri documenti eventualmente necessari per l'attività edilizia (Dia/Scia, concessione edilizia ecc.), da esibire in caso di verifica.
Tutti i pagamenti all'impresa che svolge i lavori devono avvenire tramite bonifico bancario dal quale risulti la specifica causale del versamento e il codice fiscale di entrambe le parti (in genere le banche hanno appositi moduli per questo tipo di bonifico).

E' importante conservare:
- le fatture o le ricevute fiscali per gli acquisti e le prestazioni detraibili;
- le ricevute dei bonifici come prova del pagamento.
 
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fiordiloto_1969
view post Posted on 20/6/2011, 11:59     +1   -1




Norme e leggi sulla casa

Casa e fisco, agevolazioni per i proprietari di beni culturali



Immobili di interesse storico-artistico: il regime speciale ai fini dell’imposta sul reddito
Prima di parlare delle agevolazioni in oggetto, riteniamo opportuno ricordare che i proprietari di beni culturali sono sottoposti a obblighi precisi che riguardano la loro protezione e conservazione, con un particolare regime di autorizzazione per gli interventi di edilizia e restauro. La legge prevede anche alcune prescrizioni di tutela indiretta, per evitare che venga messa in pericolo l’integrità di beni culturali immobili e che ne sia danneggiata la prospettiva o la luce o che ne siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro.


La legge ha previsto, quindi, una serie di agevolazioni per concedere un giusto sostegno economico ai proprietari di immobili di interesse storico-artistico, sanzionati in più casi anche penalmente con gravosi obblighi fiscali. Tra le agevolazioni, le ridotte aliquote ICI, le agevolazioni per i trasferimenti mortis causa o per le donazioni, fino all’esenzione da imposta delle polizze assicurative contratte per eventuali sinistri riguardanti i beni.
L’agevolazione fiscale stabilita a favore dei proprietari di beni culturali più importante, in termini economici, è quella in tema di tassazione IRPEF prevista dall’art. 11, comma 2, legge 30 dicembre 1991, n. 413, secondo cui “in ogni caso, il reddito degli immobili riconosciuti di interesse storico o artistico, ai sensi dell’art.3 della legge 1° giugno 1939, n. 1089 e successive modificazioni e integrazioni, è determinato mediante l’applicazione della minore tra le tariffe d’estimo previste per le abitazioni della zona censuaria nella quale è collocato il fabbricato”.
Tuttavia la legge n. 413/1991 non specifica chiaramente se l’agevolazione riguardi solo l’utilizzazione diretta dell’immobile o anche le ipotesi di immobili dati in locazione e ogni altro caso di utilizzazione dell’immobile, per esempio per la produzione d’impresa.
In tal senso l’Amministrazione finanziaria ha subito adottato un’interpretazione particolarmente restrittiva della norma, sostenendo che l’agevolazione dovesse essere applicata nel solo caso di utilizzazione diretta dell’immobile culturale.
In tutti gli altri casi, invece, non vi sarebbe stato spazio per l’agevolazione e il reddito degli immobili culturali avrebbe dovuto quantificarsi ai sensi del D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917 (Testo Unico delle imposte sui redditi) sulla base dei canoni effettivamente percepiti dal proprietario (circ. min. n. 7/E/1993, ribadita dalla successiva n. 154/E/1995).
La base imponibile del reddito di immobili culturali dati in locazione avrebbe dovuto, pertanto, essere costituita dal canone di locazione diminuito della percentuale forfettaria del quindici per cento, qualora superiore alla rendita catastale dell’immobile.
L’Amministrazione finanziaria attribuiva all’inciso “in ogni caso” il significato di “in ogni altro caso” supponendo un collegamento tra il comma 2 dell’art. 11 della legge n. 413/ 1991 e il comma 1 del medesimo art. 11, finalizzato in via generale alla determinazione del reddito imponibile “per fabbricati dati in locazione“, e ritenendo il comma 2 operativo in ogni altro caso in cui non si applica il comma 1, cioè “in caso di mancata locazione“.


Certificazione energetica per compravendite e locazioni, le nuove regole

Circolare diramata dalla Confedilizia alle proprie Associazioni territoriali (a cura dell’Ufficio legale)

Si segnala che il d.lgs. 3.3.’11, n. 28 (in materia di energia da fonti rinnovabili), pubblicato sul Supplemento Ordinario n. 81 all’ultima Gazzetta Ufficiale (la n. 71 del 28.3.’11), interviene sulla materia della certificazione energetica degli edifici prevedendo due modifiche di rilievo in tema di compravendita e locazione. In particolare, il provvedimento in parola inserisce – all’art. 6 del d.lgs. n. 192/’05, recante la normativa statale in materia di certificazione energetica – due nuovi commi, il 2-ter e il 2-quater.


Il nuovo comma 2-ter dell’art. 6 del d.lgs. n. 192/’05 dispone quanto segue:


“Nei contratti di compravendita o di locazione di edifici o di singole unità immobiliari è inserita apposita clausola con la quale l’acquirente o il conduttore danno atto di aver ricevuto le informazioni e la documentazione in ordine alla certificazione energetica degli edifici. Nel caso di locazione, la disposizione si applica solo agli edifici e alle unità immobiliari già dotate di attestato di certificazione energetica ai sensi dei commi 1, 1-bis , 1-ter e 1-quater”.


Il nuovo comma 2-quater dell’art. 6 del d.lgs. n. 192/’05 dispone quanto segue:

“Nel caso di offerta di trasferimento a titolo oneroso di edifici o di singole unità immobiliari, a decorrere dal 1° gennaio 2012 gli annunci commerciali di vendita riportano l’indice di prestazione energetica contenuto nell’attestato di certificazione energetica”.

Di seguito si forniscono alcune prime indicazioni in merito alla disposizione di cui al comma 2-ter, in vigore dalla data odierna (mentre l’entrata in vigore della disposizione di cui al comma 2-quater è prevista per l’1.1.’12), relativa all’obbligo di inserire nei contratti di compravendita e di locazione una nuova clausola.

Rapporti con la legislazione regionale
La prima questione che si pone attiene alle conseguenze che la nuova norma produce in funzione del fatto che le Regioni abbiano o meno legiferato in materia di certificazione energetica.

Al proposito, deve rilevarsi che la nuova disposizione attiene alla disciplina dei contratti e quindi – all’evidenza – alla materia dell’ordinamento civile, sulla quale lo Stato ha (ai sensi dell’art. 117 della Costituzione) competenza esclusiva, e non concorrente con le Regioni, come è invece il caso, fra l’altro, delle regole relative alla dotazione della certificazione energetica. Alla luce di quanto sopra, pare doversi ritenere (sia pure con tutte le cautele del caso, non essendovi allo stato, non solo decisioni sul punto, ma neppure interpretazioni dottrinali) che le disposizioni di cui al nuovo comma 2-ter prevalgano sulla normativa regionale.

In ogni caso, appare indispensabile effettuare un esame in profondità della legislazione regionale in materia, in particolare per accertare – per le differenti conseguenze – se la stessa inerisca la materia dei contratti (legislazione esclusiva dello Stato) ovvero quella relativa alle modalità per la dotazione della certificazione (legislazione concorrente Stato-Regioni) e anche quale sia la fonte normativa - legge o delibera – con la quale è stata disciplinata la materia.

Al proposito, si segnala che a breve sarà disponibile sul sito Internet confederale una tabella aggiornata illustrativa della situazione normativa nelle singole Regioni con riferimento alla compravendita e alla locazione. Utilizzabilità dell’autodichiarazione (classe energetica G).


Si ricorda che il d.m. 26.6.’09 (“Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici“) prevede che – per gli edifici di superficie “utile” (cioè calpestabile) inferiore o uguale a 1000 mq, e per il solo caso di trasferimento a titolo oneroso di edifici realizzati o radicalmente ristrutturati in base a titolo richiesto precedentemente all’8.10.’5 – il proprietario, “consapevole della scadente qualità energetica” del suo immobile, possa scegliere di ottemperare agli obblighi di legge attraverso un’autodichiarazione (da trasmettere, in copia, alla Regione o Provincia autonoma competente per territorio entro 15 giorni dalla data di formazione) in cui afferma che “l’edificio è di classe energetica G” e che “i costi per la gestione energetica dell’edificio sono molto alti”.

Lo stesso d.m. precisa che la relativa disciplina si applichi solo alle Regioni “che non abbiano ancora provveduto ad adottare propri strumenti di certificazione energetica degli edifici in applicazione della direttiva 2002/ 91/CE e comunque sino alla data di entrata in vigore dei predetti strumenti regionali di certificazione energetica degli edifici” (ma sul punto si veda Cn febb. ’10).

Una prima questione da esaminare è dunque se, in seguito alle nuove disposizioni, resti confermata la possibilità di ricorrere all’autodichiarazione in questione, che costituisce un’alternativa – in sede di trasferimento oneroso del bene – alla dotazione dell’attestato di certificazione energetica.

Alla domanda pare doversi dare risposta affermativa, posto che le nuove norme non intervengono in alcun modo su tale elemento. Ne consegue inoltre che, sia per i contratti di compravendita sia per quelli di locazione, le “informazioni” e la “documentazione” cui fa riferimento il nuovo comma 2-ter dell’art. 6 d.lgs. del 192/’05 ben possono essere costituite – nei casi sopra evidenziati – dall’autodichiarazione in parola. Del medesimo avviso è anche il Consiglio Nazionale del Notariato (cfr. “La certificazione energetica negli edifici – Il nuovo comma 2-ter dell’art. 6 d.lgs. 192/2005: prime note”), che sottolinea altresì come l’autodichiarazione garantisca una “corretta informazione all’acquirente”.


Locazioni interessate

Con riferimento alle locazioni, l’obbligo previsto dal nuovo comma 2-ter si applica – dice la stessa disposizione – “solo agli edifici e alle unità immobiliari già dotate di attestato di certificazione energetica ai sensi dei commi 1, 1-bis , 1-ter e 1-quater”. Si tratta dei seguenti casi:

* immobili costruiti o radicalmente ristrutturati in base ad un titolo richiesto successivamente all’8.10.’05;
* immobili oggetto di trasferimento a titolo oneroso (in particolare ove tale trasferimento sia avvenuto: per “gli edifici di superficie utile superiore a 1000 metri quadri,” dopo l’1.7.’07; per “gli edifici di superficie utile fino a 1000 metri quadri”, dopo l’1.7.’08; per le “singole unità immobiliari”, dopo l’1.7.’09);
* immobili per i quali sono stati richiesti, a partire dall’1.1.’07, “incentivi” e “agevolazioni di qualsiasi natura”, che siano “finalizzati al miglioramento delle prestazioni energetiche” degli stessi cespiti odei loro impianti;
* immobili pubblici, allorché si stipulino o rinnovino, a partire dall’1.1.’07, contratti relativi alla “gestione” dei loro “impianti termici o di climatizzazione”.


Derogabilità – Nullità
Un’altra questione che si pone è se la disposizione che prevede l’indicata clausola sia inderogabile in quanto disposta in ragione della tutela di interessi pubblicistici oppure se la norma sia dettata nell’esclusivo interesse dell’acquirente o del conduttore e quindi sia per gli stessi disponibile. Su tale complessa tematica non è al momento possibile pronunciarsi, attesa l’assenza di qualsiasi interpretazione o anche commento dottrinale in punto coi quali confrontarsi. Ciò che pare invece potersi senz’altro escludere è che l’assenza della clausola ora prevista produca la conseguenza della nullità del contratto (sull’ipotesi della nullità si è espresso criticamente anche il Notariato, nel documento citato).

Sanzioni

Con l’introduzione della nuova norma non sono state previste sanzioni per la violazione della stessa.
 
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fiordiloto_1969
view post Posted on 18/7/2011, 20:52     +1   -1






Conti pubblici, il severo richiamo della Bce "Basta paure per la crisi: servono azioni decise"

Euribor: tre mesi fissato invariato a 1,608%

Nel suo ultimo bollettino mensile, l’istituzione di Francoforte avverte come sui mercati dei titoli di Stato dell’Unione valutaria continuino a pesare “i timori di una propagazione della crisi ad altri paesi"

Crisi: record spread btp-bund, sopra 260

Roma, 14 luglio 2011 - Nuovi forti richiami dalla Banca centrale europea sulla necessità di procedere senza indugio al risanamento dei conti pubblici, servono “azioni decise” per contrastare le paure sui rischi di contagio ad altri paesi della crisi che ha già coinvolto Grecia, Irlanda e Portogallo. Questo mentre sui mercati europei i recuperi visti ieri si sono già arrestati, dopo che ai rischi di debito nell’area si sono aggiunti crescenti timori anche sul deficit di bilancio degli Stati Uniti, su cui è piombato l’annuncio di un possibile taglio di rating da parte di Moody’s.



Nel suo ultimo bollettino mensile, l’istituzione di Francoforte avverte come sui mercati dei titoli di Stato dell’Unione valutaria continuino a pesare “i timori di una propagazione della crisi ad altri paesi”. E questo crea un quadro di “circostante difficili” sulle finanze pubbliche dei paesi dell’area euro, che secondo l’Eurotower “richiedono un’azione decisa”. Nelle manovre di risanamento dei conti pubblici, con obiettivi che i paesi hanno concordato tra loro, devono essere inseriti “interventi di correzione adeguati, che concentrino ulteriormente gli sforzi nella fase iniziale”.



Inoltre, per riguadagnare la fiducia dei mercati è “essenziale” precisare nel dettaglio le misure di risanamento per il 2012 e oltre. Questo mentre secondo la Bce nel mese scorso si è potuto “osservare un significativo intensificarsi dei flussi versi investimenti ‘rifugio’”. Questi movimenti “sono imputabili principalmente all’incertezza relativa al programma di risanamento del governo greco e alle prospettive di una ristrutturazione del debito greco”. E questa fuga verso beni rifugio ha premiato i bund della Germania, accentuando gli spread (i divari di rendimento) che hanno rispetto alle emissioni degli altri paesi dell’area valutaria.



Guardando alla Grecia, la Bce avverte come le sue sorti siano innanzitutto nelle mani del suo governo: se attuerà le misure di risanamento previste, dopo un picco al 161 per cento nel 2012, il debito-Pil della Grecia dovrebbe imboccare un percorso di riduzione. Intanto oggi le Borse europee accusano ribassi, a cui fa ancora eccezione Milano con un più 0,58 per cento, a metà mattina Londra segna meno 0,56 per cento, Parigi meno 0,30 per cento, Francoforte meno 0,34 per cento.
Secondo la Bce le “persistenti tensioni” di alcuni segmenti di mercato “si potrebbero propagare all’economia reale” e questo, è uno dei fattori di rischio che incombono sulla ripresa economica.



L’euro intanto prosegue i rafforzamenti, salendo a 1,4232 dollari. Ieri la valuta europea ha imboccato recuperi dopo che il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke ha annunciato che la banca centrale americana potrebbe lanciare una nuova tornata di stimoli monetari a sostegno della ripresa economica, operazioni che in prospettiva deprimono le quotazioni del dollaro sul mercato dei cambi. Questi movimenti si sono ulteriormente accentuati dopo l’annuncio di Moody’s: un outlook negativo sul rating Usa deciso a seguito di una “crescente possibilità che il limite del debito non venga alzato per tempo - ha fatto sapere l’agenzia - portando a un default sulle obbligazioni debitorie del Tesoro Usa”.



GUZZINI:VIRUS NEI MERCATI UE " PESSIMISMO è LA VERA CAUSA"



Alessandro Guzzini esperto di economia e finanza e amministratore di FinLabo

l terremoto in Borsa, gli allarmi delle agenzie di rating, la crisi economica, le agitazioni del mercato e le paure dei risparmiatori. Da qualche giorno tv e giornali non parlano d'altro, ma cosa sta succedendo davvero? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Guzzini esperto di economia e finanza e amministratore di FinLabo.

Dr Guzzini ci spieghi cosa sta accadendo?
Sui mercati finanziari da giorni sembra di rivivere la situazione del 2008. Un'improvvisa crisi di fiducia si sta propagando, come un virus incontrollabile tra i paesi periferici europei. E dopo aver colpito Grecia, Irlanda e Portogallo, il virus inizia attaccare anche l'Italia. Sono momenti drammatici e sui media ormai si moltiplicano gli appelli a varare quanto prima misure di austerity, le uniche che secondo i commentatori sarebbero in grado di arginare la crisi esistente.

Ma siamo sicuri che sia questo il problema e soprattutto la soluzione?
Se si osservano i casi che ci hanno proceduto non si direbbe proprio. Di fatto Grecia, Irlanda e Portogallo hanno avviato già da due anni dei piani di tagli alla spesa e di aumento di tasse, eppure la situazione debitoria ed economica invece di migliorare continua a peggiorare.

Ma perché succede questo?
La spiegazione è molto semplice: le manovre attuate hanno un effetto recessivo sull'economia, e hanno provocato pertanto una diminuzione dell'entrate fiscali ed una contemporanea riduzione del PIL, che è poi il fattore chiave che determina la solvibilità di un paese. Paradossalmente manovre nate per ridurre l'indebitamento ed il rapporto debito/PIL hanno sortito l'effetto opposto.

Qual è allora la causa del problema e soprattutto quale potrebbe essere la soluzione?
Il problema, il virus che sta contagiando l'unione europea ha una causa ben precisa che risale ai meccanismi monetari dell'Eurozona. I paesi membri dell'UE hanno infatti perso con l'ingresso nell'area la capacità di effettuare svalutazioni competitive e di battere moneta. Anche i loro titoli di stato hanno perso lo stato di "safe haven" ovvero di attività priva di rischio: infatti non essendoci più un compratore di ultima istanza, come la banca centrale, sono in balia degli umori degli investitori. E' palese infatti che gli investitori che vogliono comprare un asset privo di rischio devono rivolgersi verso i bund tedeschi o al limite verso titoli tripla A come le obbligazioni emesse dall’Austria o dall'Olanda. Tutte le altre obbligazioni sono percepite come rischiose, e di conseguenza sono costrette a pagare un livello di tassi di gran lunga superiore a quello tedesco.

A quel punto cosa accade?
Il risultato ultimo di questo meccanismo è che quando un paese entra in questo vortice, il pessimismo si autoalimenta, l'aumento degli spread comporta un aumento del costo del debito e di conseguenza del deficit, oltre che un peggioramento del costo di finanziamento dell'intero sistema e di conseguenza una forte contrazione del credito disponibile. In una parola, un "credit crunch".

Cosa occorre fare quindi per spezzare questo circolo vizioso?
Come ho detto in precedenza le cause di questa crisi sono Europee e la soluzione pertanto va trovata a livello europeo. Il primo punto importante è quello di restituire al debito pubblico lo stato di asset privo di rischio: solo in questo in modo infatti si può spezzare il circolo vizioso che rende insostenibile il debito pubblico e provoca il blocco dell’economia attraverso il meccanismo di credit crunch.

Cosa altro si potrebbe fare?
Occorrerebbe una politica monetaria molto più espansiva: tra i principali blocchi sviluppati l'Europa è infatti quello che mostra un minor tasso di crescita ed un più alto tasso di disoccupazione e una maggiore integrazione a livello politico, economico e fiscale. E' evidente a tutti che il progetto di unione europea si è fermato ad uno stato quasi embrionale e che tante potrebbero essere le sinergie ottenibili da una maggiore integrazione.
 
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fiordiloto_1969
view post Posted on 1/8/2011, 22:40     +1   -1




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Oggi, giovedì 7 luglio del 2011, la Bce, Banca centrale europea, ha nuovamente aumentato il costo del denaro, di un quarto di punto, portandolo dall’1,25% all’1,50%. Trattasi di una brutta, bruttissima notizia per i mutuatari a tasso variabile, sia per coloro che già pagano le rate, sia per chi si appresta nel breve termine a stipulare un nuovo finanziamento ipotecario, anche eventualmente per finalità di surroga. Appresa la notizia, la Federconsumatori ha subito fatto presente come la decisione della Bce ufficializzi in Italia, a carico di 2,3 milioni di mutuatari a tasso variabile, la nuova stangata. La stangata, mette in risalto l’Associazione dei Consumatori è doppia: con i tassi più alti dello 0,25%, infatti, scattano oltre 325 milioni di euro, solo nel 2011, di maggiori spese per interessi che lo Stato italiano deve accollarsi sul debito pubblico; e poi ci sono i mutuatari che, su un mutuo a 30 anni da 200 mila euro, per fissare le idee, avranno un ulteriore aggravio stimato dalla Federconsumatori in ben 312 euro l’anno.


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La decisione della Bce, legata anche al fatto che in Eurolandia da mesi l’inflazione è ben al di sopra del 2%, rischia di mettere in seria difficoltà, solo in Italia, decine di migliaia di famiglie che già senza questi rincari a fine mese facevano fatica a pagare la rata a fine mese..

Non a caso la Federconsumatori, congiuntamente con l’Adusbef, ha colto l’occasione per ricordare come in Italia, rispetto alla media europea siano più cari non solo i mutui, ma anche i prestiti; insomma, nel nostro Paese le banche applicano sull’accesso al credito degli spread che sembrano essere palesemente troppo alti. E così le due Associazioni di Consumatori, Adusbef e Federconsumatori, per voce dei rispettivi Presidenti, hanno già fatto sapere che “denunceranno qualsiasi manovra di maggiorazione speculativa che dovesse essere eseguita su tassi, mutui e prestiti erogati dai signori banchieri“.





Assicurazioni Mutuo: buone notizie per noi clienti

Dal 2011 sono entrate in vigore alcune importanti novità in tema di Assicurazioni Mutuo. Ne godremo soprattutto noi clienti di Banca, poiché l’Isvap ha deciso di colpire il conflitto d’interesse da qualche tempo imputato agli Istituti.

Mutui e Assicurazioni: colpite le Banche

Chi ha acceso un mutuo sa bene cosa vuol dire pagare anche per le famose Assicurazioni Mutuo: le famose polizze legate alla stipula del contratto finalizzate ad assicurare l’immobile che deve essere acquistato. Fino al 2010 le Banche hanno potuto largamente speculare anche su questo aspetto dell’acquisto di un mutuo dal momento che potevano obbligare ogni cliente a pagare per assicurazioni di cui erano gli stessi Istituti venditori e Beneficiari. Ora, per fortuna, l’Isvap ha messo la parola fine a tale condizione vietando alle Banche di essere le beneficiarie delle Assicurazioni legate ai mutui.

Fine di un’era

L’Isvap ha messo a punto il nuovo regolamento che vieta ad una Banca che ha venduto le Assicurazioni Mutuo ai propri clienti di esserne automaticamente anche le Beneficiarie. L’entrata in vigore è avvenuta a Gennaio 2011 con l’obiettivo di vietare il doppio ruolo agli Istituti i quali hanno per anni guadagnato attraverso coperture assicurative e premi.
E’ molto importante, quindi, che chiunque sia impegnato nella ricerca di un mutuo per acquistare un immobile tenga bene a mente questa novità: in sede di raccolta delle informazioni e soprattutto in fase di stipulazione del contratto è bene sapere che dobbiamo evitare di acquistare assicurazioni mutuo di cui sia beneficiare le stessa Banca.

Cosa cambia per noi clienti

Si tratta di una rivincita morale non indifferente: eviteremo di acquistare assicurazioni mutuo dalla Banca che sarà più anche la Beneficiaria primaria.
Quel che cambia è che nel caso in cui il medesimo Istituto, che ci propone il Mutuo vorrà offrirci una sua polizza assicurativa, potremo intestare a noi l’assicurazione di cui diverremo i beneficiari.
Saremo comunque liberi di sottoscrivere una polizza vendutaci dalla stessa Banca che concederà il prestito, poiché saremo noi clienti i beneficiari.



In caso di Trasferimento del Mutuo

E se decidessimo di trasferire il mutuo usufruendo della possibilità di Surrogazione?
L’Isvap, per fortuna, ha pensato anche a questo introducendo un altro ottimo vantaggio per noi clienti.
Le Assicurazioni mutuo non dovranno essere rinnovate, ossia non saremo più obbligati ad accendere una nuova polizza presso la nuova Banca in cui trasferiremo il mutuo. Banche e compagnie dovranno restituirci la parte di premio riguardante il periodo di cui non usufruiremo (perderemo solo le spese amministrative), oppure potremo ottenere il trasferimento della polizza a nuovo beneficiario (ossia la nuova Banca).
Ricevere buone notizie fa sempre piacere.


Consigliamo sempre, inoltre, di informarsi bene su tutte le Agevolazioni Mutuo previste prima di recarsi in Banca.
 
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5 replies since 26/4/2011, 18:49   47 views
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