UOMINI IMPORTANTI DELLA STORIA, uomini della storia e non....

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fiordiloto_1969
view post Posted on 21/7/2011, 17:35     +1   -1




GIORGIO ALMIRANTE



Giorgio Almirante nasce a Salsomaggiore il 27 giugno del 1914. Trascorre l’infanzia in giro per l’Italia con la famiglia che si sposta da una città all’altra perchè suo padre Mario è un direttore di scena e un noto regista e i suoi zii, Luigi e Ernesto, sono attori. Dopo gli anni al liceo classico Gioberti di Torino, il giovane Almirante si trasferisce a Roma dove frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia, si laurea nel 1937 con una tesi sulla fortuna di Dante nel Settecento italiano e consegue l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole medie e nei licei. Giovane fascista, scrive sul «Tevere» di Telesio Interlandi e partecipa alla vita politica del regime entrando nei Guf, i gruppi universitari fascisti. Nel 1938 è caporedattore del «Tevere» e segretario di redazione della «Difesa della Razza», il periodico razzista diretto dallo stesso Interlandi. Anche lui, come molti giovani fascisti, fa professione di fede razzista.

Quando l’Italia entra nella seconda guerra mondiale, Almirante parte volontario per l’Africa settentrionale, dove si guadagna la croce al merito di guerra. Alla fine del 1941 lascia il fronte e due anni dopo, in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, sceglie l’Italia di Salò arruolandosi nella Guardia Nazionale Repubblicana. Non rimane a lungo nell’esercito saloino. Alla fine del 1943 Fernando Mezzasoma, ministro della cultura popolare della Repubblica Sociale Italiana, lo convince ad abbandonare le armi e a collaborare con lui. Almirante diventa allora capo di gabinetto del ministro, preposto alla direzione del servizio intercettazioni radio. Lascia l’attività ministeriale nel novembre del 1944, decide di partecipare alle spedizioni antipartigiane, come quella della Val d’Ossola, e il 25 aprile del 1945, nell’Italia liberata, entra in clandestinità restandovi più di un anno. Nell’autunno del 1946 torna a Roma, dove partecipa prima alla fondazione del Mius, il Movimento italiano di unità sociale, e poi, nel dicembre del 1946, con Pino Romualdi e Augusto de Marsanich a quella del Movimento Sociale Italiano, un partito che rivendica orgogliosamente il proprio legame con il fascismo.

Responsabile della segreteria organizzativa del MSI, e dal 1947 segretario nazionale del partito, nel dopoguerra Almirante insegna lettere in un liceo romano e arrotonda lo stipendio dando lezioni private di latino e greco. Accusato di apologia del fascismo dopo un comizio durante la campagna elettorale per le amministrative, viene condannato al confino per un anno e, anche se non sconta la pena, deve rinunciare all’insegnamento. Da allora la sua vita è tutta per il partito. Alle elezioni dell’aprile 1948, Almirante riesce a portare in Parlamento sei deputati; due anni dopo il MSI gli preferisce il moderato Augusto De Marsanich, che viene eletto segretario; nel 1954 Almirante perde ancora la segreteria, passata ad Arturo Michelini, suo rivale storico; nel 1956, dopo la sconfitta alle elezioni amministrative, Almirante presenta una mozione contro Michelini, perde di misura il congresso ma convince i suoi compagni, che vorrebbero lasciare il MSI, a restare e a proseguire la battaglia dentro il partito. E in effetti Almirante è l’uomo del dialogo: raggiunge un accordo con la maggioranza di Michelini e rientra nella direzione nazionale del partito.

Nell’estate del 1960, con i fatti di Genova, si chiude una fase della storia italiana: il MSI chiede l’autorizzazione per lo svolgimento del congresso del partito nella città ligure, medaglia d’oro per la resistenza. In Liguria e in tutta l’Italia esplode la protesta contro il governo guidato dal democristiano Fernando Tambroni, che in Parlamento si avvale del sostegno missino: a Roma, Palermo e Reggio Emilia le manifestazioni finiscono con la repressione della polizia e una decina di morti, mentre Tambroni, sconfessato dalla stessa DC, è costretto a dimettersi. Con lui cade ogni ipotesi di governo appoggiato dall’estrema destra e inizia la stagione del centro-sinistra che inaugura l’emarginazione del MSI dalla scena politica nazionale. Almirante ricomincia la sua battaglia. Al congresso del 1963 abbandona i lavori e non partecipa alle votazioni finali. Due anni dopo, mette in minoranza la corrente di Pino Romualdi.
br>Nel 1969, dopo la morte di Michelini, Almirante diventa segretario del partito che guiderà ininterrottamente fino al 1987. Abile oratore – è stato capace di parlare per nove ore di fila nel 1971 contro la legge a tutela dei diritti della popolazione altoatesina del Trentino Alto Adige – si batte sin dai primi anni per far uscire il MSI dall’isolamento in cui si trova: promuove l’unità di tutte le forze di destra, stringe un’alleanza con i monarchici e nel 1972 porta il partito al massimo storico, raggiungendo il 9% alle elezioni politiche. In realtà, i suoi sforzi non bastano. Nel giugno del 1972, la Procura di Milano chiede alla Camera l’autorizzazione a procedere contro Almirante per il reato di ricostituzione del partito fascista. L’inchiesta non ha seguito, ma i rapporti fra il MSI e la società italiana rimangono difficili: le principali forze politiche sostengono che il partito di Almirante non fa parte dell’arco costituzionale, ricordando che la costituzione entrata in vigore nel 1948 non consente la ricostituzione del partito fascista. Da parte sua, Almirante nasconde i suoi giudizi sulla democrazia italiana nata dalla resistenza, vantandosi di non far parte del cosiddetto arco costituzionale. Sono gli anni Settanta, gli anni della strategia della tensione, delle bombe sui treni e nelle piazze, sono gli anni dei molti giovani missini che lasciano il partito e si dedicano alla lotta armata, mentre lo stesso MSI è uno dei bersagli più colpiti dal terrorismo rosso.
br>Nel 1974 Almirante viene messo in minoranza dal suo partito, contrario alla legge che istituisce il divorzio. Lui, che ha sposato in chiesa donna Assunta Stramandinoli, dopo la fine del precedente matrimonio con Gabriella Magnatti, sarebbe favorevole ma il MSI decide di affiancare la DC nella battaglia antidivorzista. In ogni caso il referendum è perso e nel 1975 il partito di Almirante scende ancora per attestarsi al 6 %. Il segretario è duramente contestato dalla corrente moderata che vorrebbe un più forte impegno nel dialogo con la Democrazia Cristiana e accusa Almirante di non isolare gli estremisti del MSI. Nel 1976, la corrente Democrazia Nazionale lascia il partito e, pur non riuscendo a presentarsi al paese come un’alternativa al MSI guidato da Almirante, certo gli pone un problema: quello della creazione di una destra moderna.

All’inizio degli anni Ottanta, Almirante è fra coloro che si battono per le riforme istituzionali, per la trasformazione del sistema politico italiano in una Repubblica presidenziale e per abrogare la legge sull’aborto. Intanto il paese è cambiato: alla guida del governo per la prima volta c’è un socialista che in Parlamento annuncia che accoglierà il sostegno di tutti i partiti senza pregiudiziali nei confronti di nessuno. La strategia della tensione è ormai lontana e l’Italia è un paese meno ideologico e ideologizzato. Colto da un malore nell’estate del 1986, Almirante dichiara che lascerà la politica l’anno successivo, ma lo scioglimento delle Camere e le elezioni politiche dell’estate 1987 lo costringono a restare fino all’autunno. Nel dicembre del 1987 Almirante nomina il giovane Gianfranco Fini suo successore, dichiarando che nessuno potrà dare del fascista a chi è nato nel dopoguerra.

Almirante è morto il 22 maggio del 1988, un giorno dopo la morte di Pino Romualdi. I due leader missini hanno avuto esequie comuni nella Chiesa di S. Agnese in Agone a Roma. A rendere loro omaggio ci furono anche i dirigenti del partito comunista italiano, Nilde Jotti e Giancarlo Pajetta.


Edited by fiordiloto1969 - 29/11/2011, 20:04
 
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fiordiloto_1969
view post Posted on 1/8/2011, 14:17     +1   -1




George H.W. Bush



George Herbert Walker Bush (a volte indicato anche come George Bush Senior), 41° presidente degli Stati Uniti d'America nasce il giorno 12 giugno 1924 a Milton, in Massachusetts. Il padre, Prescott Sheldon Bush, manager bancario, viene eletto come senatore del Connecticut nel 1952. Di conseguenza Bush sente da subito la necessità di impegnarsi attivamente nella realtà politica americana per dare il suo contributo. Partecipa come aviatore della Marina alla seconda guerra mondiale e riceve una medaglia al valore. Tornato in patria, completa gli studi iscrivendosi a Yale, e nel gennaio 1945, dopo la fine della guerra, si sposa con Barbara Pierce, ha sei figli.

Da questo momento comincia la sua scalata nel mondo della politica americana. Deputato del Congresso per il Texas per due mandati, tenta di entrare al Senato senza successo. Viene nominato ambasciatore delle Nazioni Unite, presidente del Comitato nazionale repubblicano, capo dell'ufficio delle Nazioni Unite per le relazioni con la Repubblica cinese ed anche direttore dell'ufficio dell'Intelligence Agency (CIA).

Grazie alla sua eccezionale carriera politica e alla sua personale fortuna economica, acquisita con un favorevole investimento petrolifero in Texas, può permettersi di aspirare alla presidenza degli Stati Uniti. Il primo tentativo, nel 1980, fallisce. Ronald Reagan è il candidato repubblicano vincente e Bush diviene il vice-presidente. Con questo ruolo, dal 1980 al 1988, si interessa a molte questioni interne: firma programmi per prevenire il contrabbando di droga nel sud della Florida, visita più di quindici nazioni come rappresentante di Reagan e intraprende dure battaglie contro il terrorismo.

Nel 1988 George Bush diviene il quarantunesimo presidente degli Stati Uniti, battendo il governatore del Massachusetts Michael Dukakis. Designa come suo vice James Danforth Quayle. Bush è stato il primo vice-Presidente, dopo Martin Van Burer nel 1836, a raggiungere la stanza ovale. Il suo orientamento nella politica interna non muta rispetto a quello del suo predecessore Reagan.In politica estera, invece, assiste ad importanti cambiamenti epocali: la conclusione, dopo quarant'anni, della guerra fredda; il crollo del comunismo; la distruzione del Muro di Berlino e la fine dell'Unione Sovietica con il conseguente abbandono della presidenza da parte di Mikhail Gorbaciov.

Nel 1989 invia le truppe americane a Panama per rovesciare il regime del generale Manuel Antonio Noriega che minaccia la sicurezza del Canale e gli americani che vi vivono.

Nell'agosto del 1990, quando l'Iraq invade il Kuwait, Bush decide di intervenire. Dopo aver tentato di convincere il presidente iraniano Saddam Hussein a ritirarsi, decide di attaccare l'Iraq. Riunisce le Nazioni Unite e raggruppa la più grande coalizione di paesi alleati mai messa insieme dai tempi della seconda guerra mondiale, per bloccare l'invasione del paese saudita.
L'operazione è denominata "Desert Storm". Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 1991 sono inviati più di 500.000 soldati di tutte le nazioni alleate, e 425.000 sono americani. Dopo settimane di combattimenti sanguinosi, anche attraverso bombardamenti aerei mirati, la guerra si conclude con la sconfitta dell'Iraq e l'indipendenza del Kuwait.

Nel 1992 tenta di essere eletto per il secondo mandato presidenziale, ma vince il candidato democratico Bill Clinton. I motivi di questa sconfitta: poca attenzione ai problemi interni, aumento della violenza nelle città e crisi dell'economia.

Di lui Mikhail Gorbaciov ha detto: "Ricordo che quando, dopo il presidente Reagan, fu George Bush Senior a entrare alla Casa Bianca, ci toccò aspettare non poco prima di poter andare avanti sulla strada del dialogo e di poter affrontare la ricerca di nuovi orizzonti in tema di sicurezza e di riduzione degli armamenti strategici nucleari. Avemmo l'impressione che la nuova dirigenza americana stesse consapevolmente, senza motivo, rallentando".

Il suo mandato di presidente è durato dal 20 gennaio 1989 fino al 20 gennaio 1993. George Bush è padre di George W. Bush, 43° presidente degli Stati Uniti d'America.





George W. Bush






George Walker Bush, 43esimo presidente degli Stati Uniti d'America, nasce il 6 luglio 1946 a New Haven, nel Connecticut. La sua è una famiglia dalle solide tradizioni politiche, basti considerare il fatto che il padre, George Bush senior, è stato anch'egli presidente degli Stati Uniti dal 1989 al 1993, mentre la madre, Barbara Bush, ha un fratello minore ex governatore della Florida.

Se il percorso politico di Bush junior si è sviluppato sulla scia degli esempi familiari, in questo confermando la sua immagine di persona integrata e fedele alle tradizioni (al contrario di altri "ribelli"), tradizioni che si rifanno alla morale protestante di stampo metodista, anche la carriera scolastica ricalca fedelmente le orme dell'impostazione paterna, essendosi laureato nel 1968 all'università di Yale, stesso ateneo del padre. In seguito, proseguendo gli studi, ha conseguito un master in business administration all'università di Harvard. Tuttavia all'interno di questo edificante quadretto, grazie allo scavo di giornalisti intraprendenti, alcune ombre hanno fatto capolino nella biografia del giovane Bush, "macchiata" da qualche ragazzata episodica a cui non è estrano, secondo alcuni giornali americani, anche l'uso di alcune blande sostanze stupefacenti.

Il suo approccio alla dimensione politica è comunque estremamente pragmatico e tende anzi a guardare con occhio critico il mondo politico proprio dall'interno. E' nota l'avversione di Bush verso tutto ciò che è eccessivamente intellettualistico, a cominciare dalle analisi troppo sofisticate che si leggono nei saggi dedicati all'argomento. Così com'è nota, parallelamente, la sua avversione per la categoria dei politici in genere. Egli si avvale, per corroborare questo tipo di atteggiamento, delle sue esperienze professionali avulse dal settore strettamente politico, accreditandosi agli occhi dell'elettorato come un professionista che si presta alla politica per servire il suo Paese. Ecco allora i richiami al lungo periodo in cui ha lavorato nella società petrolifera "Spectrum Corporation" nel Midland e, fino al 1986, nell'industria energetica Harken Energy Corporation. Oppure, al suo staff piace sottolineare che è stato pilota della Guardia Nazionale Aerea del Texas. Infine, la sua immagine si è costruita a partire da un modello che corrisponde in tutto e per tutto alla dimensione media dell'elettorato americano, a partire dalla grande passione per il baseball (nel 1989 ha addirittura acquistato, con un gruppo di soci, la squadra di baseball dei Texas Rangers).

La carriera politica comincia nel 1978 quando si candida nel partito Repubblicano per farsi eleggere alla Camera dei rappresentanti del Texas, cosa che gli riesce. Nel 1988, ormai pratico di quel mondo che tanto detesta, cura come consigliere la campagna elettorale per le presidenziali del padre.

Nel 2000 si candida alle elezioni presidenziali, contro il democratico Al Gore. Si tratta di una delle campagne in assoluto più sofferte della storia americana, non solo per l'esiguo scarto di voti fra i due, ma anche per alcune deficienze del sistema elettorale che in alcuni paesi costringono a una nuova verifica delle schede, con conseguente strascico di polemiche e sospetti di brogli (si scatenò una polemica sul meccanismo di punzonatura e di perforazione delle schede, un metodo "tecnologico" di recente introdotto). Si presenta così una situazione inedita, con ricorsi da una parte e dall'altra ai vari gradi di giudizio e con il rischio di una delegittimazione della carica presidenziale.
Ad ogni modo, benché inizialmente Al Gore sembrasse favorito (seppur di pochissimo, come si è detto), i voti sanciscono, dopo più di un mese di polemiche e di conteggi, la vittoria di strettissima misura di Bush jr.

Nel gennaio 2001 il neo presidente si insedia alla Casa Bianca. Il programma prevede una massiccia riduzione delle tasse (particolarmente sui redditi più alti), una riforma della scuola che attribuisce maggiori poteri e fondi agli Stati federali, una politica di contrasto contro l'aborto, un decentramento dei controlli anti-inquinamento e l'ampliamento di ricerche petrolifere in Alaska.

Sul piano internazionale è favorevole alla ripresa del piano per lo "scudo stellare", a un ripensamento dei rapporti con la Russia, al disimpegno nei Balcani. Nei mesi successivi le linee di Bush trovano applicazione in alcuni importanti momenti istituzionali: la richiesta (contrastata dall'UE e dal Giappone) di ridiscutere il protocollo di Kyoto sull'ambiente e l'opposizione, in sede ONU, alla regolamentazione della vendita delle armi leggere.

Ancora sul versante estero, dichiara subito linea dura con la Cina e con l'Iraq, oltre all'incentivazione delle spese militari. Saggiamente però pensa subito a rassicurare le mamme americane sull'utilizzo dei loro figlioli in missioni di guerra, memore delle ferite psicologiche riportate in esperienze precedenti (guerra del Vietnam "in primis"). In sostanza, promette l'utilizzo di truppe solo nei casi in cui sia in gioco l'interesse nazionale.

Durante il discorso nella sede della camera dei rappresentati del Texas, Bush dice di voler creare: "un'America che sia istruita, così che ogni bambino abbia le chiavi per poter realizzare quel sogno; e un'America che sia unita nelle nostre diversità e nei nostri valori condivisi che sono più grandi della razza o dell'appartenenza di parte. L'America - dice ancora - deve incoraggiare la stabilità da una posizione di forza, mettendo la sicurezza nazionale al primo posto e impegnandosi a sviluppare il sistema di difesa missilistico".

George Bush jr si è inoltre trovato ad affrontare una delle crisi più gravi a cui sia andato incontro il suo Paese, ossia gli squilibri derivanti dagli attacchi terroristici e dalla loro lotta.

George W. Bush viene poi rieletto alle elezioni del novembre 2004 battendo il candidato democratico John Kerry con oltre 59 milioni di voti, con la maggioranza per i repubblicani sia alla Camera che al Senato: meglio di ogni presidente che l'ha preceduto.

Dopo l'11 settembre, la guerra in Iraq, l'intervento militare in Afghanistan, il suo mandato termina nel novembre 2008, in piena crisi economica mondiale.

Il suo successore sarà il democratico Barack Obama.

Nel novembre del 2010 pubblica un libro biografico dove inserisce le sua memorie presidenziali, dal titolo "Decision Points".
 
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