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In primo piano Strage Oslo, killer in aula 'Ci sono altre due cellule'
ROMA - Se ci fossero stati ancora dubbi, almeno sulla paternità della bomba nel centro di Oslo, oggi è stato il killer stesso a fugarli. Anders Behring Breivik, che fuori dal tribunale ha rischiato di essere linciato dalla folla, lo ha ammesso: è stato lui a piazzare l'esplosivo, prima di andare sull'isola di Utoya a completare il massacro, 76 morti in totale secondo l'ultimo bilancio. Al giudice dell'udienza preliminare Kim Heger, Breivik ha rivelato anche di non essere stato solo. Nelle stragi, ha detto, sarebbero coinvolte altre due cellule, parte di una vera e propria organizzazione.
La questione ora passa al setaccio degli investigatori, che hanno già spiegato di "non poter escludere" questa ipotesi. Quel che è certo, finora, è che di un'organizzazione l'attentatore parla anche nel manifesto-memoriale diffuso prima degli attacchi, dove è descritta una rete transnazionale di 'cavalieri templari', composta da cellule autonome e indipendenti e che, a quanto si legge, potrebbe avere ramificazioni anche in Italia: Breivik parla infatti di "fratelli e sorelle in Inghilterra, Francia, Germania, Svezia, Austria, Italia, Spagna, Finlandia, Belgio, Olanda, Danimarca, Usa".
Intanto il fronte delle indagini si è già allargato anche all'estero, con una pista indirizzata verso la Polonia, dove il killer avrebbe acquistato prodotti chimici utili per fabbricare esplosivi, un fatto per cui già lo scorso marzo era stato segnalato ai servizi di sicurezza. Un'altra pista porta invece a Praga, dove l'uomo avrebbe cercato di acquistare armi, mentre in tutta Europa si alza la guardia contro la minaccia dell'estremismo di destra. Dal memoriale messo sul web da Breivik continuano poi a emergere dettagli che aggiungono del grottesco all'orrore della vicenda.
A dispetto della sua rigida morale sessuale, si scopre ad esempio che Breivik progettava di "festeggiare" la sua imminente operazione "di martirio" con una bottiglia di vino francese e due "prostitute di alto bordo". Da oggi, accusato formalmente di terrorismo, lo aspetta invece la prigione. Il giudice ha stabilito per lui otto settimane di carcere preventivo, di cui quattro in isolamento totale: non potrà vedere o sentire radio e tv, non riceverà lettere o visite, tranne che da parte del suo avvocato e naturalmente sarà tenuto ben lontano dai media. Qualsiasi contatto con l'esterno è stato evitato anche oggi nell'udienza, che si è svolta a porte chiuse in un'aula superblindata.
Ufficialmente per motivi di sicurezza, ma forse anche per evitare un palcoscenico a Breivik e alle sue farneticanti teorie su templari, marxisti e Islam. Fuori dal palazzo c'era una folla inferocita ad aspettarlo, mentre nel Paese crescono anche le contrarietà e i dubbi per la pena massima di 21 anni prevista dal codice penale norvegese. Oggi la gente ha tentato di farsi giustizia da sé assaltando l'automobile dove si pensava ci fosse l'attentatore. Per bloccarli, è stato necessario l'intervento della polizia. E a parlare di morte per l'assassino è stato anche il padre Jens. "Quello che avrebbe dovuto fare - ha detto - sarebbe stato uccidere se stesso, piuttosto che così tante persone". Mentre per strada si sfogava la rabbia degli abitanti di Oslo, dall'aula emergevano i dettagli sulle motivazioni del doppio attentato. L'obiettivo, ha spiegato Breivik al giudice, "non era tanto provocare il massimo numero di morti" quanto "dare un forte segnale alla Norvegia", anzi addirittura "un segnale per la salvezza europea".
E poi punire il partito laburista per aver favorito l'immigrazione e "soffocarne il reclutamento", uccidendo i giovani futuri politici. E anche quelli passati, se è vero che il killer - come emerso da indiscrezioni di stampa - voleva colpire anche la ex premier laburista Gro Harlem Brundtland, tre volte a capo del governo fra il 1981 e il 1996 e spesso chiamata la "madre della nazione". Se a dominare la scena, in Norvegia, oggi sono stati soprattutto gli sviluppi giudiziari, per il Paese è stato anche il giorno del lutto. A mezzogiorno tutti si sono fermati nelle strade, per un minuto di silenzio in onore delle vittime. In serata, poi, cortei hanno sfilato un po' in tutte le città, 150 mila persone solo nel centro di Oslo, per quella che è stata battezzata la 'marcia delle rose'. Ciascuno aveva in mano il fiore simbolo del partito laburista. Tra loro, anche il premier, Jens Stoltenberg e il principe ereditario Hakon, che aveva anche un motivo di lutto personale: tra le prime vittime di Breivik a Utoya, si è appreso oggi, c'era anche il fratellastro della moglie, la principessa Mette Marit.
OSLO - La strage in una foto. Lo scatto, che sta facendo il giro del mondo, mostra senza veli tutta la criudeltà dell'attentatore di Oslo. La spiaggia di Utoya è disseminata dei cadaveri dei ragazzi che stavano partecipando al raduno dei laburisti. In alto a destra il killer, Anders Behring Breivik, 32 anni, che indossa una tuta subacquea e imbraccia il fucile. In basso a sinistra un giovane immerso nell'acqua che implora il carnefice di risparmiargli la vita. La fotografia è stata scattata dall'elicottero che sorvolava l'isola.
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