Michele Zarrillo tra disco, tour e indignazione

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M@RCØ
view post Posted on 31/10/2011, 21:08     +1   -1




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A distanza di circa un mese dalla pubblicazione del nuovo disco di inediti Unici al mondo (Sony Music), lanciato con il singolo La prima cosa che farò (dal 20 ottobre è in radio anche la title-track), incontriamo Michele Zarrillo. Visibilmente stanco ma chiaramente appagato e sorridente, ci racconta del lungo lavoro artistico e discografico che lo ha occupato in questi ultimi tre anni e che lo porterà presto in giro per l’Italia con una tournée dall'insolito calendario.

Partiamo dalla fine: il tour sta scaldando i motori?
Sì, partirà da Torino il 3 dicembre. Terremo tre o quattro concerti al mese nei principali teatri italiani, in modo da occupare un po’ tutto l’inverno senza fare le solite quindici date tutte attaccate. Stiamo cercando di distribuire nel tempo le serate anche per dare modo al disco di essere conosciuto e apprezzato da tutti. La scelta di prolungare nel tempo il tour nasce proprio dall’intenzione di diffondere meglio questo lavoro, per riuscire ad acquisire il favore non solo degli storici fans ma, perché no, anche di quelli nuovi. Suoneremo ogni sera per circa due ore, presentando i nuovi brani e dando spazio anche ai successi del passato. Vista la musicalità del disco e la ricchezza dei suoni (in alcune canzoni è presente il contrabbasso, ad esempio), stiamo ancora studiando come renderlo dal vivo, per far davvero immergere il pubblico nelle canzoni. L’esecuzione live, a volte è molto rischiosa, se non viene creata la giusta atmosfera, si rischia di compromettere per sempre il successo di un brano.

E al resto penseranno i testi delle tue canzoni, che in questo disco raccontano molto di te.
Sì, non ci sono argomentazioni ermetiche, sono tutte legate alla mia vita, a quella di tutti noi. Ad esempio, c’è una canzone dedicata a mio figlio (La piccola mela, ndr), creata quasi per scherzo la notte in cui è nato e mi sono messo alla tastiera a strimpellare. Ne è venuto fuori un reggaettino simpatico, a quanto pare apprezzato non solo dai bambini. Sono, comunque, tutti brani da ascolto, il disco ha un percorso molto lineare, sereno, anche se ci sono storie importanti.

In Dolce incanto e Malinconica solitudine c’è anche un chiaro e personale approccio al jazz, da dove deriva questa contaminazione?
In realtà, già in passato con Toccarti nell’anima, nell’album Libero sentire, c’era un approccio al jazz ma qui in effetti è più deciso. A me piace la musica in generale, amo sperimentare, mettermi in gioco. Ad esempio, mi sono cimentato al pianoforte, io non sono un grande pianista, ma ne sono venute fuori delle cose di cui sono molto entusiasta. L’emozione che provi proprio per aver creato qualcosa da solo, per averci perso magari più tempo, è dettata dall’amore per la musica. Michele Zarrillo su PopOnQuesta è una mia prerogativa, io ascolto tutta la musica, spazio molto e i miei fans lo sanno. Paradossalmente, dagli addetti ai lavori, vengo definito un cantante “nazional-popolare” e lo capisco, vista la popolarità di alcune mie canzoni, come Una rosa blu, per esempio. Mi rendo conto che sono storie semplici, le liriche possono raccontare di un’esperienza vissuta un’estate, del nostro vissuto in generale, ma è la musica a fare la differenza. Certe valutazioni, quindi, peccano proprio perché valutano solo le liriche senza dare il giusto spazio alla musica, alle armonie, alle melodie.

Spazio che invece tu dai in Unici al mondo, dove la musica è al centro del discorso. Il disco evidenzia tra l'altro anche la tua propensione per la ritmica...
Si, quella per la ritmica è una passione che mi porto dietro da bambino, quando venivo cacciato dall’aula perché stavo tutto il tempo a percuotere il banco con le mani, senza nemmeno accorgermene. Già da allora il maestro della quinta elementare invitò mio padre a comprarmi uno strumento per dare sfogo alle mie 'agitazioni'. La ritmica è importante, è il valore delle note, è nella musica stessa e io, quando preparo un brano, le presto una grande attenzione.

A oltre un mese dalla sua pubblicazione, ti senti appagato da questo album?
Sono sia appagato che felice, ma sempre con moderazione ed equilibrio. E non manca la voglia di scoprirsi, di rimettersi in moto per fare altro. Comunque sarà il tour a dire se il disco avrà successo o meno, l’esecuzione live è il migliore banco di prova. Non è un caso che nei concerti nel momento in cui vengono suonati i classici c’è sempre il maggior clamore.

Ma qual è stata la canzone che ha portato con sé l'intero album, quella che è nata per prima?
Ci sono due canzoni che avevo nel cassetto da un po’ di tempo: Nati in Africa, di cui mancava il testo, e Dolce incanto. Poi c’è Unici al mondo, che avevo già da un paio di anni e di cui dovevo solo finire la stesura. Però sono più o meno nate tutte insieme negli ultimi due, tre anni. Per completarle ti sei affidato come sempre a un intenso lavoro di squadra.
Sì, con questo disco mi sono avvicinato a personaggi e collaboratori nuovi, c’è Roberto Guarino che ha coarrangiato con me il disco, che ha una grande esperienza - ha prodotto Bersani per molti anni – e con lui ho iniziato un discorso tutto nuovo, peraltro, con notevoli difficoltà iniziali, proprio perché non ci conoscevamo così bene. Abbiamo trascorso molte nottate in bianco lavorando su questo o quell’arrangiamento che non sentivo subito adatto a me. Infine, l’amore per la musica che ci accomuna, ci ha consentito di trovare un punto di incontro e ne è nata una bella sinergia. Poi c’è Giampiero Artegiani, che conosco da quarant’anni, con cui è stato più semplice riprendere la collaborazione lasciata in sospeso vent’anni fa. Ritengo che i rapporti umani fra collaboratori siano fondamentali per ottenere dei buoni risultati lavorativi, quando finisce la stima reciproca è difficile andare avanti insieme.

Michele Zarrillo su PopOn Parafrasando uno degli ultimi brani, Zarrillo come vive In questo tempo?
Ci sono periodi più o meno difficili, il brano in questione è una denuncia in tal senso, all’arroganza del potere, ai danni generati dal petrolio, all’inquinamento...

L'arroganza del potere ha fatto scendere tanta gente in piazza lo scorso 15 ottobre. Tu quanto ti senti indignato?
Molto. Senza entrare nel merito delle idee politiche, direi che l’indignazione è legata alla cattiveria degli uomini, quella che serve per ottenere arricchimenti in denaro e potere. L’indignato, non a caso è stato utilizzato questo termine, è proprio colui che non sopporta più certi meccanismi, certi personaggi, se tutto il mondo si è indignato è perché l’uomo vuole ritrovare certi valori, distrutti da chi è al potere. Siamo in un periodo difficile, che non sappiamo quando finirà. Noi viviamo solo di economia, si parla solo di economia e non più di qualcosa di più profondo, siamo davanti a un impoverimento culturale. Non si riesce più ad esprimere nemmeno la propria spiritualità.

Per chiudere col sorriso, sappiamo che da non molto sei diventato padre...
Sì, un’esperienza meravigliosa, un grande regalo che la vita mi ha fatto a distanza di vent’otto anni. Luca ha compiuto un anno e mezzo il due ottobre e già sembra un appassionato di musica! Vedremo…


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